Diario di un sogno…infranto di fine agosto!!!
Tutti pronti in attesa di un campionato, quello di calcio, che fa vibrare il cuore di ogni sportivo, di ogni tifoso. Dopo il tanto parlare di un’estate che ha visto colpi a sensazione (Ronaldo per la Juve) e quelli mancati (Modric per noi), si è cercata a più riprese l’antagonista per eccellenza di una Juventus sempre più corazzata pronta a distruggere ogni avversario, sulla carta, mentre sul campo tutto è ancora da dimostrare, ma la rosa è sicuramente di primissimo piano. Quando però ogni cosa era pronta, al posto giusto, si è provveduto con merito di un manipolo di geni, quei signori che manovrano ogni fila delle finanze pallonare, di designare parte delle gare di campionato in una nuova piattaforma televisiva, la sconosciuta DAZN, solo che non hanno avuto le corrispondenze che ricercavano o che avrebbero creduto. Le lamentele degli abbonati sono state feroci, con immagini non certo consone al corrispettivo elargito. Se il buongiorno si vede dal mattino allora, ne vedremo delle belle, anzi credo che non ne vedremo affatto visti i presupposti. Oramai tutti eravamo pronti alla partenza calcistica, ecco che il destino beffardo alla vigilia di ferragosto ci ha messo il suo ferale zampino. Una tragica sequela di notizie ha inondato gli occhi di noi italiani, un mostro di cemento ha deciso di terminare il suo collegamento di una zona con l’altra di Genova, denotando una strage di vittime senza colpa e devastando ogni cosa posta sotto la sua rovinosa caduta. E’ terribile quando una struttura atta a unire due estremi, invece, in questi casi divide inesorabilmente, lasciando nell’animo di una popolazione uno sconforto immane e una ferita tanto grande quanto difficile da rimarginare. Forse i vertici pallonari avrebbero dovuto fermare la giostra per rispetto a quelle vittime, invece solo le squadre rappresentanti di Genova l’hanno fatto. Sarebbe stato opportuno riflettere un attimo e agire con coscienza, dando una risoluzione per molti ovvia, forse non per tutti! Delineata una prima parte dovuta per lo meno come senso civico e di rispetto verso il dolore genovese, senza però tralasciare altre vittime che ci hanno sconfortato nell’ultima settimana, ora veniamo a quella che la mera cronaca che ci compete, parlare delle sorti della nostra cara Inter.
Ogni addetto ai lavori, vista la sontuosa campagna di rafforzamento, aveva visto nell’undici nerazzurro l’antagonista principe dei bianconeri torinesi. Io non ho mai creduto a queste fantomatiche e millantate argomentazioni, forse perché conosco bene l’ambiente e sono sempre rimasto con i piedi ben saldi in terra, la nostra squadra deve ancora acquisire quell’elemento importante che purtroppo non si può acquistare in nessun mercato, nessuno mai ti potrà vendere e cioè la consapevolezza dei propri mezzi e il poter giocare ed esprimersi come una squadra e non come un’accozzaglia di giocatori. Ho deliberatamente evitato di scrivere il dopo gara di Reggio Emilia per una rabbia interna, uno sconforto per la gara che i ragazzi hanno disputato senza nerbo e senza quella coesione che ha nel DNA una grande squadra, invece al cospetto di un modesto Sassuolo abbiamo fatto una figuraccia. Una figuraccia che si sarebbe potuta evitare se in nostro aiuto ci sarebbe stata un Var, che proprio in questa stagione i vertici hanno deciso di cambiarne l’uso, lasciando il potere discrezionale di giudicare al direttore di gara, senza accettare alcun consiglio da chi è preposto e guarda al meglio ogni azione di gioco per mezzo di monitor, quindi in un certo senso diciamo che si è tornati indietro. Lasciamo da parte ogni altra considerazione, tanto è tutto inutile se giochi male o non giochi affatto non puoi credere di poter vincere, tutto questo grazie anche al nostro mister, che specie in queste due prime gare ci ha messo del suo con scelte davvero cervellotiche. Veniamo alla gara odierna di un San Siro vestito a festa per accogliere e accompagnare l’undici nerazzurro verso una vittoria sospirata e allo stesso tempo agognata. La settimana era stata preparata al meglio, a detta del mister, e forse nel primo tempo tutto questo si è visto. In campo c’era solo l’Inter, il Torino annichilito non si rendeva conto di quello che stava accadendo in campo. I ragazzi hanno sciorinato anche delle belle giocate e un calcio davvero accettabile tant’è che la prima frazione si è conclusa con il vantaggio dei ragazzi per due reti a zero. Come però spesso ci è accaduto in passato, purtroppo si è verificato anche questa sera, nella seconda frazione c’è stato un blackout inspiegabile, hanno smesso di giocare. E’ subentrata una paura indicibile, non si riusciva a capire il motivo per il quale avesse abbassato il proprio baricentro d’azione favorendo il possesso di campo granata. Questa situazione non faceva che favorire il Toro che, complice anche delle valutazioni errate del nostro numero uno, pareggiava con merito e non gli pareva vero di aver di fronte una squadra tanto dimessa. Certo rode dopo aver visto un primo tempo di quel genere, temere di soccombere nella seconda frazione, come si fossero giocate due gare nella stessa. Sarà forse per un inizio di stagione ancora che ci vede con una condizione davvero approssimativa, o che non abbiamo ancora nelle gambe una certa continuità ma credo che in casi come questi bisogna saper dosare le proprie forze sino al novantesimo. Ci tocca leccarci le ferite e rimandare a una prossima volta una vittoria che ci dia continuità, forse l’aver preso coscienza da subito che non bisogna sbagliare nella credenza di poter vincere giocando solo per quarantacinque minuti, potrebbe essere il viatico giusto per il proseguimento di un campionato che si rivela, viste le premesse, di affanno, con la consapevolezza di essere ancora diversi gradini sotto le prime della scorsa stagione. Ultima considerazione, Spalletti quest’anno non ha nessun modo da lamentarsi, ha ottenuto quello che ha sempre voluto, tanti buoni giocatori con la copertura doppia in ogni ruolo, ma se poi continua con errori di valutazione, sarà il caso che qualcuno gli faccia notare che il tempo degli esperimenti e benché finito. Bisogna iniziare a pedalare con tenacia come i tifosi hanno scritto nello striscione apparso sulle gradinate e, come diceva Apollo Creed nel film Rocky III, ci vogliono in campo gli occhi della tigre, quella fame assoluta che tutti devono avere. Quest’anno più che mai ci attendono tutti al varco e fallire sarebbe davvero deleterio a ogni grado, non sono certo due gare a minare la fiducia di noi tifosi nei ragazzi, ma ci vuole una solida e reale reazione. Nonostante tutto io ci credo, e voi?…..Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
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