Un derby tutto da … godere!
Finalmente una serata da godere sino in fondo, poiché in gare come queste non si può mai star sereni, sino alla fine tutto può essere messo in discussione, però come si dice in questi casi, tutto è bene ciò che finisce bene, almeno per l’Inter. Dopo la bruttissima prestazione di giovedì scorso, sfociata con la giusta eliminazione dalla competizione europea di secondo piano, quell’Europa League che doveva farci crescere ancor di più come squadra e avrebbe dovuto darci quella tranquillità necessaria per arrivare più in alto possibile, invece ne siamo usciti con le ossa rotte. Certo dopo la prestazione deprecabile contro i tedeschi, da più parti gli addetti ai lavori ci davano per spacciati, giustamente, contro i cugini che venivano da diversi risultati utili e in palla come condizione e gioco, anche se a ragion del vero le loro ultime apparizioni erano state sotto tono rispetto alle precedenti. Questa però è un’altra storia. Ieri sera si è finalmente rivista una squadra che ha giocato come tale, con tanta gamba da non crederci pensando alla strana gara infrasettimanale, ma si sa il derby è tutt’altra cosa. La stracittadina ti fa godere di un’immunità senza eguali, con una goduria immensa, in considerazione che non eri il favorito e tutti ti davano per soccombente. Come spesso accade, specie per la nostra cara e pazza Inter, quando tutto appare già deciso, ecco che viene fuori un orgoglio sopito, una forza che esplode nei momenti difficile e si ritrova, improvvisamente, una coesione che non ha eguali, quello che noi tifosi da qualche tempo chiediamo ai nostri giocatori. Mi rendo conto che sono uomini quelli che scendono in campo, con i loro pregi e difetti, non sono degli automi ai quali può programmare ogni stato d’animo, ogni emozione e limare ogni imperfezione, ma noi apprezziamo quando sputano in campo ogni stilla di sudore, giocando in aiuto reciproco e con convinzione dei propri mezzi. Ieri, sarò ripetitivo, si è vista in campo una squadra che aveva la certezza di poter disputare una buona partita, senza paura e con la concretezza che negli ultimi periodi era andata perduta. Il cruccio maggiore di noi tifosi, di chi vuol bene a questi colori, è notare l’intermittenza di prestazioni nei singoli, non posso nascondere che tutti sono andati ben oltre la sufficienza, ma questo non solo perché si è vinto, ma per il semplice motivo che hanno fatto vedere quelle qualità indiscutibili che a volte rimangono celate nella loro indifferenza di uomini. Solo chi ama questa squadra può capire quello che si prova nel vedere giocare da Inter questi undici giocatori, che lottano, che corrono, che si aiutano l’uno l’altro verso l’unico obiettivo, il solo traguardo rappresentato dalla vittoria. Oramai il passato è bello che accantonato, bisogna però tenerlo vivo e presente per evitare d’incorrere in nuovi errori, quei cali di tensione e di emotività che, specie quest’anno, sono stati frequenti. Non pensiamo ai tanti punti gettati alle ortiche, ci sono ancora ben trenta punti disponibili, dobbiamo, anzi abbiamo l’obbligo di farne di più possibili per non lasciarsi sfuggire quella posizione in classifica che abbiamo riconquistato con fatica. Sugli scudi ci sono tutti i ragazzi questa sera, iniziando dal bistrattato Perisic, definito tale solo per colpa sua, non è mai stato coerente associando spettacolari giocate con altrettante prestazioni indecenti, ma questa sera capace di tirar fuori una prestazione sontuosa degna del suo essere campione, Vecino autore anche di una bellissima rete e di un’altra mancata di pochissimo. Gagliardini che sembrava un ex calciatore invece ha fornito una magistrale prestazione dedita a formare una diga di centrocampo e che ieri sera ha fornito anche una discreta corsa. In ultimo, vorrei citare quel D’Ambrosio che ho tante volte commentato in maniera negativa, autore anche lui di una gara perfetta senza sbavature e autore di un salvataggio, a fine gara, quasi bello come una rete. Ripeto tutta la squadra ha giocato realmente da Inter, spero solo che la sosta ritempri coloro i quali hanno necessità di schiarirsi le idee, sperando che alla ripresa del campionato abbiano le idee chiare per come vogliono affrontare al meglio la fine di questo campionato. Non ci sono più i margini per altre illazioni, la chiarezza innanzitutto, non dobbiamo ricadere in situazione che ci stanno facendo male caratterialmente e ricadere nuovamente in uno stato di apatia che, specie per noi tifosi è davvero deleterio. Noi vogliamo incitare a gran voce i nostri beniamini, continuando a vincere insieme, i detrattori lasciamoli fuori dalla Pinetina, di loro non abbiamo certo bisogno. Deve restare e lottare con gli altri, chi realmente ama questi colori, a cominciare dallo staff tecnico finendo a tutti i calciatori in rosa, e non solo per il lauto stipendio che percepisce. Oggi ancor più di ieri abbiamo bisogno di coesione, perché noi siamo l’Inter e tutto il resto non conta, nella maniera più assoluta. …. Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
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Una festa nerazzurra…!!!
Diario di bordo di una splendida giornata, parafrasando un noto brano di Vasco Rossi. La giornata era cominciata nel modo migliore. Tutto pronto, eravamo carichi per la partenza alla volta di Milano, cercando almeno nel nostro animo la forza e la pretesa di poter festeggiare al meglio il compleanno della nostra cara e amata Inter. L’interclub Giacinto Facchetti di Fano, con altri tifosi dei rispettivi club nerazzurri di Senigallia e Fermignano, in una commistione d’intenti e con l’orgoglio di far parte di una grande famiglia, aveva organizzato questa trasferta con la consapevolezza e l’augurio di assistere e vivere una bellissima giornata all’insegna dell’amicizia. Nella giornata di ieri si sono celebrate tantissime iniziative nello stadio di San Siro volte alla partecipazione dei diversi Club sparsi nella penisola, noi dal canto nostro con la gioia nel cuore siamo giunti allo stadio con notevole anticipo, ma non tale da potervi partecipare. Come accede però in questi momenti topici, ognuno si dedica ai propri riti scaramantici, c’è chi cerca di isolarsi ricordandosi di compiere le stesse cose fatte in precedenti vittorie vissute a San Siro, chi consuma un fugace panino nel chioschetto adiacente allo stadio e chi come Sauro e suo figlio Luca, coinvolgendo anche il resto del gruppo, compreso il sottoscritto, ha effettuato il brindisi di rito della bevuta di un buon bicchiere di birra con la conseguente foto di rito. A bocce ferme, e visto il risultato, possiamo dire che anche questa volta è andata benissimo: bravo Sauro! Il gruppo si è diviso poi in tanti altri gruppetti, ognuno ha impiegato il proprio tempo che aveva a disposizione cercando di visitare il più possibile. Chi è stato attratto dagli stand, chi ha visitato l’Inter store, preso quasi d’assalto dai tantissimi tifosi convenuti, tutto si consumato in assoluta tranquillità, complice anche la bellissima giornata meteorologicamente parlando. Man mano che ci avvicinavamo ai cancelli d’ingresso, si sentiva l’adrenalina salire pian piano e una volta conquistato il proprio posto, l’emozione è divenuta sempre più parte integrante di noi stessi nel vedere tantissime persone che cantavano, a squarciagola il nostro inno, mentre vi era l’ingresso delle squadre in campo: da brividi! Tutto lo stadio era tappezzato, in una gigantesca coreografia di un’alternanza di nero e azzurro. Lo so, scoprirò l’acqua calda come si suol dire, ma vivere la partita allo stadio ti procura quelle emozioni che non si vivono nella maniera più assoluta dinanzi alla tv. Certo a casa magari non ti sfugge il particolare che non riesci a vedere allo stadio, magari l’inquadratura è più ravvicinata, ma tutto passa in secondo piano quando, dall’alto noti una bella azione manovrata e quasi con forza cerchi di spingere con il pensiero la conseguente palla che s’insacca in modo portentoso in rete: “eccezziunale veramente!”, rubando una frase celebre al comico Diego Abbatantuono. La gara contro una Spal dedita al fallo sistematico e con un gioco che non ha mai impensierito un Handanovic inoperoso, se vogliamo dirla tutta e mai messo in allarme, è scivolata con l’incapacità nostra di creare azioni da rete più proficue, a dire il vero però un goal Lautaro l’aveva segnato ed era pure di pregevole fattura, ma tutto è risultato vano e annullato dal Var, per un tocco di braccio. La cosa invece che mi preoccupa, come credo l’abbia fatto alla maggior parte delle persone presenti allo stadio, è stata ancora una volta alcune scelte dettate da una condizione, da una conoscenza del calcio che alla maggior parte è disconosciuta, dal nostro allenatore Spalletti da Certaldo. Certo l’impegno ravvicinato di coppa e il successivo derby, imponevano un certo turn over, negli uomini a disposizione, scelta che ritengo giustissima. La cosa però che è cervellotica sono alcune posizioni in campo, che dalla nostra posizione sono apparse palesi, mi spiego. La squadra soffriva terribilmente a centrocampo, dove un Gagliardini messo in quella posizione di faro soffriva tantissimo, non avendo molta corsa riusciva a contenere davvero poco e poi Asamoah alto sulla fascia era davvero inutile e incomprensibile, ma la ciliegina sulla torta è stata posta quando, causa l’infortunio di un Brozovic non ancora in partita, ha fatto entrare Candreva e il centrocampo ne ha risentito ancor di più. Per fortuna i ragazzi hanno sopperito con tanto cuore a questa mancanza, spinti anche da un grandissimo pubblico con il giusto entusiasmo e incitamento preveniente dagli spalti, e grazie anche a un grande Politano che ha corso come un forsennato e autore tra l’altro di una bella rete d’istinto, è stato anche fortunato complice di una netta deviazione avversaria, ma ci voleva un episodio per sbloccare una gara ingessata. Ecco che poi nello Spalletti da Certaldo avviene la metamorfosi, una svolta sbloccata la gara decide di dare il giusto riposo all’autore della rete interista e si accorge che ha in panchina il Borja Valero dai piedi buoni e giusto metronomo dell’azione interista. La persona giusta quando la gara deve essere indirizzata senza patemi verso i giusti canoni conciliatori di chi è in vantaggio. Ha quindi avuto l’illuminazione, l’ha fatto entrare in campo, spostando Joao Mario nella sua posizione naturale di esterno, arretrando Asamoah sulla linea dei terzini e ponendo lo spagnolo nel suo ruolo più congeniale da diga di centrocampo alleggerendo anche il compito di Gagliardini che in questo modo ha iniziato a giocar meglio, trovando anche la rete. Il gioco del calcio è una scienza esatta basta applicare le giuste mosse in campo, mi chiedo se queste lacune sono state viste da noi tifosi dall’alto, da noi che nei suoi confronti non capiamo nulla, da noi che siamo solo appassionati di questo sport, da noi che non guadagniamo quanto chi questo lo fa per mestiere, allora, secondo me c’è un qualcosa che non va. Credo che chiunque entri in questo stadio, e si accinga a calpestare quel manto erboso, alla sola vista di tantissimi tifosi gli tremerebbero le gambe. Quei tifosi assiepati sugli spalti, consapevoli e con la certezza assoluta che nel momento in cui c’è da tirar fuori tutto per la propria squadra, per i propri colori ci saranno sempre, senza lesinare di dispensare il loro amore. Questa condizione però è conseguente alla pretesa che lo facciano anche gli addetti ai lavori e gli attori in campo, chi dovrebbe darci delle soddisfazioni che sono oramai sopite da tempo. Ritengo che ci sia ancora tempo per ristabilire ogni cosa iniziando da Icardi, si spera solo in un suo passo iniziale verso la risoluzione, almeno per il momento, di questa querelle che ora ha stancato un po’ tutti e che deve avere un termine perentorio. In questo momento particolare, c’è bisogno dell’apporto di tutti e una sua propensione positiva farebbe rivalutare il suo affetto verso questi colori e una società che l’ha fatto crescere come giocatore, non mi esprimo dal lato umano, sono altre questioni in cui non voglio addentrarmi. Deve rendersi conti che questa, che ci apprestiamo a vivere, è una settimana particolare, iniziando dalla gara di giovedì, per un passaggio del turno indispensabile è il conseguente derby che è mai come ora, la madre di tutte le gare. Noi che adoriamo il nero della notte e l’azzurro del cielo siamo pronti a ogni cosa per loro, anche il dover sobbarcarci una levataccia di ben quattordici ore, perché l’Inter si ama a prescindere……Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
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Caduta di stile e… non solo!
Questa sera non si è perduta una sola gara di calcio, io credo che ancora una volta abbiamo perso quella credenza e quel credito che c’eravamo conquistati sinora. Che il girone di ritorno sia iniziato sotto cattivi auspici è sotto gli occhi di tutti, tant’è che sinora abbiamo, in sette gare, inanellato ben tre sconfitte figlie di un gioco farraginoso e inconsistente, ma ricadere in queste prestazioni obbrobriose sinceramente non se lo aspettava neanche il più pessimista di chi tiene alle sorti di questi colori. Come spesso ci accade da parecchio, la delusione è dietro l’angolo, non si riesce a essere orgogliosi di questa squadra per più di due gare consecutive è deplorevole come questi mercenari non tengano alle sorti di un club prestigioso come l’Inter, giocando in modo davvero inqualificabile. Quando si crede di aver messo alle spalle ogni sorta d’inconsistenza, giocando finalmente da squadra una gara, ecco che nella successiva si ricade nell’incubo più cupo come questa sera a Cagliari. Purtroppo un dato di fatto è certo, fra l’altro sotto gli occhi di tutti, è che in questa squadra mancano giocatori di livello che siano in grado di trascinare una squadra verso un gioco accettabile, in poche parole quei centrocampisti che fanno la differenza che sono definiti gli allenatori in campo, in parole povere i Cambiasso che sopperiscono alle mancanze di un tecnico, in panca, che ne sta capendo sempre meno. Nella scorsa gara di Firenze ho lodato il comportamento dei ragazzi che hanno giocato una bella gara e gridato al furto perpetrato in campo, ma questa sera no, con la stessa veemenza e forza devo ammettere che abbiamo giocato peggio di ogni più rosea aspettativa, perché dopo quello accaduto al Franchi, ci si attendeva una squadra che doveva scendere in campo con il coltello tra i denti. Invece ha disputato una gara davvero oscena, senza reale costrutto, senza la benché minima lucidità per cercare di affondare il colpo, in campo si è vista solamente la grinta di una squadra che aveva fame di vittoria e purtroppo non era l’Inter. L’undici nerazzurro ha disputato una gara davvero insulsa, come se si dovesse giocare per forza, ne è dimostrazione l’atteggiamento in campo la loro voglia di sovvertire ogni sortilegio malefico era pari al loro interesse che avrebbero, in quel preciso momento, voluto fare ben altro. La domanda che si mi sono fatto, guardando questa partita, è stata sempre la stessa dal primo al novantesimo minuto e cioè: ma come mai i giocatori del Cagliari arrivano sempre prima sulla palla e corrono come dannati, dando tutto quello che hanno in corpo, invece i ragazzi nerazzurri in campo trotterellavano arrivando colpevolmente sempre in ritardo? Mi chiedo ma alla Pinetina durante la settimana cosa fanno giocano a burraco oppure a battaglia navale? E’ davvero assurdo avere uno stato di forma così basso, e pensare che manca ancora un terzo di campionato e se si continua in questo modo, non oso immaginare cosa potrà accadere da qui sino alla fine se non c’è una reazione positiva. La cosa che però fa più male è che sono stati dilapidati tantissimi punti di vantaggio sulle inseguitrici e se come credo potrà accadere domani, ci sarà il sorpasso ad opera dei cugini. Loro ultimamente non stanno toppando più di due gare di seguito e non vedono altro che un sorpasso atteso da diverso tempo ai nostri danni. Io da sempre ho affermato chi è causa del suo mal pianga se stesso e credo che tutto questo caos mediatico che non fa certo bene a tutto l’ambiente, era meglio dare una comunicazione ufficiale. Il caso Icardi/Wanda Nara ne è l’esempio evidente. La punta non parla lasciando sparute dichiarazioni sui social, mentre la moglie procuratrice le spara ai quattro venti nei programmi televisivi, affermando che il marito è avvilito da tutta questa situazione specie dal momento in cui gli è stata tolta la fascia da capitano, vivendo una situazione tremenda. Io però non voglio entrare in merito di questa triste storia, ma un capitano deve esserlo dentro e fuori del campo e deve essere anche la persona che non deve dare adito a false interpretazioni di comunicazioni ufficiali della moglie, come il mancato passaggio di suo marito alla Juve, forse tacere in quel momento era d’obbligo, non si spiattellano ai quattro venti situazioni interne che riguardano la propria famiglia, ne tanto meno quelle societarie. Questa caduta di stile è però addebitata a tutte le parti in causa, in primis a una società fantasma, quindi in rapida successione a un vicepresidente tale Zanetti grandissimo giocatore e grande capitano, ma assolutamente mediocre dirigente, poi a tutta la squadra che nel momento in cui si doveva pensare solo a giocare, si chiedeva loro solo quello, facendo quadrato in situazioni che dovevano rimanere nello spogliatoio, invece il comportamento di alcuni ha solo scaturito guerre intestine. Per ultimo ma non per questo il meno colpevole, è in conclusione troviamo l’allenatore che si è dimostrato in tutta questa ultima parte, davvero mediocre che non riesce a inculcare in questa altrettanto mediocre rosa di giocatori imborghesiti, il reale senso di appartenenza a una società storica come l’Inter, forse credo che neanche lui però possa averne tale sensazione. Per l’Inter e gli interisti ci vuole ben altro, speriamo di aver toccato il fondo e si possa voltare pagina iniziando a riscuotere quei successi di cui abbiamo davvero tanto bisogno, tocca però far emergere quel carattere sopito e non rimpiangere quello che è stato un tempo, fa davvero male il dover vivere solo di ricordi. Questo è il presente e non possiamo cambiarlo tanto oramai la frittata è stata fatta, di punti preziosi sono stati depauperati lungo questo tortuoso percorso, sperando non doverli rimpiangere, tralasciamo colpe e colpevoli rimbocchiamoci le maniche, il futuro è ancora tutto da scrivere e solo noi potremmo esserne gli artefici in positivo o negativo che sia. La crescita di una squadra passa anche dai momenti bui che vengono vissuti, ma è anche vero che ci vuole la consapevolezza di un traguardo che non possiamo lasciarci sfuggire, ne va della nostra credibilità che anche se attualmente messa a dura prova, per noi amanti di questi colori, è essenziale! ….Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
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