L’esternazione che viene subito in mente, e che credo che ogni tifoso nerazzurro ha proferito è stato: “finalmente”, siamo riusciti ad avere la meglio di una squadra di vertice, però non si può esultare più di tanto in quanto la nostra difesa è stata bucata altre due volte, e siamo a venti. Un’esagerazione per chi come noi, sino allo scorso campionato, avevamo una delle difese migliori del torneo, la cosa però che fa specie e che i giocatori sono gli stessi, cos’è cambiato? Neanche uno psicologo bravo, ma bravo sul serio, riuscirebbe a dare una logica spiegazione in merito. Fortunatamente riusciamo a chiudere questo anomalo campionato con più convinzione nei nostri mezzi, ora l’incognita più grande che attanaglia la mente dei più: come sarà alla ripresa, a chi gioverà questa lunga pausa? Difficile immaginare chi potrà trarre beneficio da tutto ciò, non certo quelle squadre di vertice che avranno più giocatori impegnati nel torneo mondiale, oppure chi riuscirà a metabolizzare questa pausa per ricaricare al meglio le cosiddette pile, ai posteri l’ardua sentenza. In molti pregheranno che le nazionali in cui giocano i big, non vadano avanti e facciano meno gare possibili, sarà ma non credo che i giocatori vanno in campo per perdere, specie in una manifestazione ambita come il mondiale. La cosa principale è ripartire con il piede giusto, avendo cura di essere più coerenti nella considerazione che di terreno ne abbiamo lasciato per strada, l’Inter non ha mezze misure o vince oppure perde, ne abbiamo sinora contate ben cinque. Certo che tante gare perse malamente si potevano, con il senno di poi, pareggiare nell’idea che meglio un punto di niente. Domenica nel lunch-match che decretava la conclusione la chiusura della prima parte del torneo, nei primi venticinque minuti eravamo non perfettamente in partita, anzi abbiamo prestato il fianco agli orobici, spregiudicati ragazzotti che con veemenza e frenesia giocano d’insieme, ma per fortuna non hanno fatto i conti con il nostro Onana, che ha fatto due bei interventi e quasi riusciva a parare anche il rigore. Sarà l’essere andati in svantaggio, sarà che forse si sono guardati negli occhi, ecco che i nostri ragazzi hanno iniziato a giocare come sanno, pareggiando con l’intramontabile Dzeko che ha ristabilito il punteggio e con veemenza alla ripresa s’è vista un’altra Inter, con voglia e grinta tant’è che nel giro di cinque minuti ha ribaltato tutto, con il raddoppio ancora del cigno di Sarajevo, e con l’autorete propiziata da Lautaro, ma insaccata nella propria rete da Palomino, che poi successivamente ha accorciato le distanze, invano però tant’è che abbiamo portato a casa i tre punti, con pieno merito. La nota decisamente stonata è che non riusciamo più a difendere bene sui calci piazzati, è davvero pazzesco credere che non si può far meglio, a volte rimaniamo in balia di un avversario che se ben controllato, non riuscirebbe a farci male, invece. Come diceva un antico detto, tutto è bene ciò che finisce bene, ma si può e si deve fare decisamente meglio. Alla fine la giornata è stata fantastica, tutto bene sin qui, direi magnificamente per il semplice motivo che abbiamo festeggiato i nostri 35 anni di fondazione in un ristorante della zona. Abbiamo pranzato tutti insieme, nel contempo abbiamo guardato anche la gara, sin qui parrebbe una cosa nella norma, invece tutt’altro, per festeggiare al meglio il nostro anniversario, abbiamo avuto come ospiti due rappresentanti del mondo Inter Club di Milano, il nostro coordinatore degli Inter Club delle Marche, ma la guest star è stato Fabio Galante. Una persona disponibilissima, s’è messo a disposizione dei soci con foto e autografi, non lesinando di dimostrare il proprio carisma. Un toscano doc, con tanto di parlantina e si simpatia che non ha eguali. Per noi persone normali, essere difronte ad un giocatore con il suo palmares mette un attimino suggestione, ma con lui questo non s’è avvertito: davvero una persona fantastica. Ha guardato con noi la gara esultando alle nostre reti e infine, al fischio finale, abbiamo gioito tutti insieme, è stato davvero bello il tripudio di colori, con cori che pareva d’essere allo stadio con il nostro capo ultras che è stato sicuramente lui. Eravamo curiosi di ascoltare, in fase della sua presentazione, alcuni aneddoti, che lui ha raccontato con la sua enfasi e il sarcasmo che è insito nei livornesi. Una giornata da ricordare, che ha avvicinato i nostri cuori a quelle che sono le prerogative degli Interclub: fare aggregazione sotto l’egida del nostro vessillo nerazzurro. Ora per un po’ metteremo da parte le angustie del campionato, ci dedicheremo ad un mondiale anomalo che è stato dedicato e sacrificato sull’Are del dio denaro, che sta mortificando questo gioco bellissimo che ha appassionato intere generazioni, con la speranza che tutto, con il tempo non risulti vano e si torni ad amare il calcio per quel fantastico sport qual è, senza essere sottoposto a mercimonio di chi ha più soldi!!! …Amala!!!!
Come volevasi dimostrare, quest’anno la nostra cara Inter tiene fede ad un concetto del tutto sbagliato, per chi ritiene che questa squadra possa, anzi deve dare molto di più, ma che va in linea con i risultati di un campionato altalenante e cioè grandi con le piccole o medie, e di conseguenza subentra l’ansia di prestazione contro le grandi o presunte tali. Con questa mentalità non si va da nessuna parte, basti pensare che a parte il Napoli capolista le altre arrancano e sono tutte li, ed è ferale il ragionamento, in considerazione che le cinque sconfitte subite, alcune del tutto immeritate, con il senno di poi pareggiandone qualcuna, potevano portarci in una posizione comoda, in cui giocarci le nostre prossime chance. Purtroppo così non è stato e ci tocca fare di necessità virtù. Ora abbiamo l’ennesima sfida, affronteremo l’Atalanta a casa loro nel lunch-match domenicale, sperando che il pranzo non ci vada di traverso, anzi attendiamo una prova d’orgoglio dei ragazzi per finire al meglio questo 2022, che è vero ci ha portato due trofei, ma è anche vero che ci ha tolto uno scudetto, che avrebbe fatto bella mostra con l’altro tondino tricolore, sulle nostre maglie. Ultima fatica e poi la pausa per il mondiale, alquanto insolito, nel quale faremo da spettatori, ma che alcuni dei nostri ragazzi in rosa saranno protagonisti, con la speranza che ritornino integri e magari con il morale a mille, ne avremo bisogno per gli impegni che si approssimeranno, in primis l’incontro del 4 gennaio contro la capolista e poi il susseguirsi, tra Coppa Italia e Campionato e la gara secca della Supercoppa Italiana contro i cugini, primo trofeo stagionale in palio, in attesa che ritorni la Champions. Diciamo che c’è parecchia carne al fuoco, come si dice in questi casi, e dovremo necessariamente farci trovare pronti per alimentare un sogno che attualmente appare una chimera, ma per l’Inter, per come sa giocare e per come impronta alcune gare, nulla è precluso, solo che deve giocare come sa, senza lasciare nulla d’intentato e innanzitutto senza accusare alcun timore di giocarsi tutto in una gara. La squadra ha la forza per disputare un torneo all’altezza, ma deve cambiare regime e far sentire la sua potenza e la superiorità tecnica di cui dispone, magari incrementandola ulteriormente con acquisti mirati, nel mercato di riparazione, e vendendo alcuni giocatori che non sono propriamente da Inter. Sperando che il nuovo anno ci porti in dote quel Lukaku mai visto e che faccia rifiatare il “cigno di Sarajevo”, che da solo sta tenendo a galla la squadra e preservi altri giocatori davvero importanti per questa squadra, basta poco per alimentare i nostri sogni: l’importante che prima di ogni altro fattore devono crederci loro che scendono in campo, mentre il tecnico deve impegnare al meglio le sue doti insegnamento e deve essere capace, ancor più alla ripresa, di motivare al massimo ogni singolo giocatore, oliando ogni ingranaggio della squadra in modo che funzioni come un orologio perfetto, che segni l’ora della riscossa! Ultima considerazione domenica ci uniremo noi dell’Interclub Giacinto Facchetti di Fano, con altri club delle Marche nerazzurre, per festeggiare al meglio il nostro 35esimo compleanno. Per l’occasione avremo nella veste di ospiti esponenti da Milano, tra i quali Valerio Bressani Inter club Manager, il suo vice Davide La Rocca, il coordinatore regionale Inter Club Marche Mario Montesi e l’ex giocatore nerazzurro Fabio Galante. Ci saranno premiazioni e assisteremo tutti insieme, desinando, alla gara di campionato contro gli orobici. Stiamo preparando una giornata di festa in assoluto, sotto l’egida dei vessilli nerazzurri, che mai come ora vanno onorati e difesi, perché noi siamo L’Inter e del resto non c’importa nulla. Tenendo fede ai dettami dell’insegnamento del mitico Giacinto Facchetti a cui il nostro club è intitolato, mi piace sempre rimarcarlo, recita: “Ci sono giorni in cui essere Interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore. Essere nerazzurri è un traguardo, un segno di eccellenza. “…Amala!!!!
Siamo alle solite, quando tutto faceva presagire ad un percorso indirizzato verso la giusta autostima e consapevolezza della propria forza, ecco che una brutta ricaduta rimette tutto in gioco e fa dubitare sulla credibilità di questa squadra. Come diceva qualcuno molto importante “non c’è pace tra gli ulivi!” anche perché non si può perdere terreno importante, in questo modo, se si vogliono raggiungere traguardi importanti, con la quinta sconfitta contro dirette concorrenti, non dico per il titolo, che secondo me è distante anni luce, ma per un dignitoso piazzamento Champions. Ieri sera s’è palesata, ancora una volta, quella mancanza sostanziale nella squadra di quel “killer instinct”, che in certe fasi della partita è fondamentale. Bisogna tenere ben presente che l’Inter non ha mezze misure o vince oppure rimane in balia dell’avversario, concedendo il peggio di sé stessa, e perde malamente. Ieri sera è accaduto nuovamente, per fare un’analisi tecnica completa e lucida di una gara, apparsa sotto gli occhi di tutti, come un buon viatico verso una vittoria annunciata, c’è stata tanta qualità ed azioni ben create, però tutto è stato reso vano, sciupando il vantaggio per ben tre volte, ed un inizio di ripresa con una bella parata del portiere avversario su tiro di Calhanoglu. In contrapposizione dei non colorati neanche l’ombra, tutti dietro la linea della palla ad attendere. Bene quell’attesa, con il senno di poi, è stata ben ripagata, per lo scellerato comportamento dei ragazzi e di un allenatore che, con i cambi, non ne azzecca più una giusta. La gara va azzannata e chiusa senza lasciar scampo agli avversari che parevano davvero inermi, ma la cosa che fa davvero specie che l’aver perso una gara che anche solo il pareggio ci sarebbe stato stretto, contro la peggiore squadra bianconera degli ultimi trent’anni, eppure siamo stati capaci di fallire. L’errore madornale è aver lasciare aperta una gara che dopo i primi quarantacinque minuti, con più determinazione cinica, non avrebbe avuto più nulla da dire, e ora avremmo parlato di tutt’altro. Ennesima dimostrazione di una squadra sprecona, che lascia sempre la possibilità all’avversario di far male, manca quella cattiveria agonistica che tal volta fa la differenza, come in occasione della rete del loro vantaggio casalingo, Barella da giocatore degno di questo nome, non ha affondato il tackle per fermare l’avversario che l’aveva superato, forse temendo un giallo che gli sarebbe stato comminato da Doveri, ma tal volta bisogna pur immolarsi. A mente fredda, non credo che a parte invertita i non colorati avrebbero fatto analoga cosa, loro l’hanno nel dna fermare a tutti costi un imminente pericolo, questione di mentalità che accusano chi indossa quella casacca striata, che si possono permettere di tutto. Per questo in merito alla sciagurata gara di ieri dobbiamo solo fare il mea culpa, colpa nostra se abbiamo sprecato tanto e non aver vinto una gara alla nostra portata, anzi di più. Questione di carattere, al momento questa squadra ne è carente, non si può presupporre di essere una grande squadra se poi si fanno queste figuracce, l’indole vittoriosa non si acquista al supermercato, o si possiede oppure si rimane nell’anonimato. Altra alternativa viene trasmessa da un tecnico capace, che possiede il piglio giusto per far raggiungere certi traguardi, purtroppo Inzaghi non possiede queste caratteristiche. È un buon allenatore ma non può ambire all’olimpo dei vincenti per eccellenza, coloro che fanno la storia di un club, coloro che mettono in soggezione l’avversario. Specie quest’anno il nostro campionato, sinora ha determinato che siamo stati grandi con le piccole e a nostra volta piccoli con le grandi o presunte tali, condizione che non può essere accettata da chi ha una storia calcistica come la nostra, e non può essere una scusante l’aver affrontato tutti gli impegni importanti fuori casa e che dovremo poi giocarceli al meglio a casa nostra, come dichiarato dal nostro tecnico in conferenza stampa, non è una scusante che regge, chi si ritiene d’essere una grande squadra gioca allo stesso modo sia in casa che fuori, tutto il resto non c’entra nulla con la presunzione di essere grandi. Abbiamo dissipato tutta quella credibilità che c’eravamo costruiti da due anni in qua, e direi in malo modo, dopo lo scudetto perso in maniera sciagurata lo scorso anno, dovevamo avere il dente avvelenato quest’anno, invece entriamo in campo come dovessimo disputare delle amichevoli, così non va bene. La stagione è fatta di step, questo è risaputo, non bisogna focalizzarsi solo su di un obiettivo e porre su questo tutte le attenzioni possibili, tralasciandone altri. Abbiamo concentrato tutte le nostre energie sull’ipotetico passaggio del turno di Champions, che abbiamo centrato con un turno d’anticipo, certo è importante, ma non si deve poi mollare malamente il campionato, con un distacco abissale già nella prima decade di novembre, che sarà arduo recuperare. La programmazione viene fatta con valutazioni ben solide, direi più che altro attente a quelli che sono gli impegni, certo il passaggio del turno è importante ripeto, consapevolmente anche dalla condizione che agli ottavi non sai che team ti riserva l’urna di Nion, nel qual caso sarà davvero arduo andare sino in fondo con la mentalità che abbiamo ora, ma nel caso in cui dovessimo effettuare, come lo scorso anno, altre due gare, certo le casse societarie ne beneficerebbero, ma gli obiettivi? Non dico che è una disgrazia disputare la Champions per carità, essere annoverati tra i migliori d’Europa è tutto dire, ma avere la consapevolezza di sapere di non aver gettato alle ortiche parte della stagione, questo deve essere tenuto ben presente, qualora il nostro cammino si fermasse agli ottavi. Con uno scudetto da più parti millantato credo sia utopistico come discorso, per una squadra come l’Inter vista sinora, che allo stato attuale appare del tutto verosimile potesse rientrare in corsa. Però se i saccenti giornalai hanno inserito i non colorati in tale lotta che hanno un punto più di noi, allora se riusciamo ad ottenere una svolta di comportamento forse non tutto è perduto. Il mio è puro sarcasmo, ma forse una condizione mentale che mi fa credere che la svolta sia davvero dietro l’angolo, che più forte è la caduta più altisonante dovrebbe essere la risalita. Del doman non v’è certezza, per il momento lecchiamoci ancora una volta le ferite credendo che qualcosa di buono si possa ancora fare, ma con interpretazioni diverse e giocando in maniera più parsimoniosa, con autorità e voglia di vincere, la stessa che è di certo mancata, a tratti, ieri sera. …Amala!!!!