…Si può dare di più!

Scritto Da il 28/Ott/2016 - Stagione 2016/2017 |


squadra                                                                                 abbraccio

…Si può dare di più!

Parafrasando un notissimo brano musicale di qualche tempo fa, si può dare di più, mi verrebbe da dire che si dovrebbe necessariamente dare molto di più, ovviamente rivolto a tutto l’ambiente nerazzurro. La cosa ancor più strana è che la squadra c’è ed ha mezzi davvero importanti per far bene, ma rimangono misteriosamente celati in atteggiamenti a dir poco irritanti. Le gare sin qui disputate dai ragazzi sono state al di sotto delle reali aspettative, tutti i tifosi riponevano in loro tantissima fiducia, in questo che doveva essere l’ipotetico anno della svolta, tanto paventata, ma sinora non ancora di fatto avvenuta, in sintesi ritengo di dire un vero e proprio flop. Solo in una gara si è visto il carattere, tante volte inespresso, di una squadra che vuole a tutti i costi primeggiare, surclassando la prima della classe, in una gara perfetta con il classico dei risultati. Nel prosieguo il nulla assoluto, si è fatto figuracce in coppa dando a degli sconosciuti israeliani le prime pagine delle maggiori testate giornalistiche, facendo ricoprire di sberleffi ed epiteti vari i nostri colori, e per lo più in casa. Maggior fortuna non è capitata neanche in campionato, ponendo l’accento nella gara con la Juve, in casa, in quella che avrebbe dovuto essere la rocca forte impenetrabile, abbiamo concesso punti un po’ a tutte le pericolanti o giù di lì che altrove hanno avuto delle vere e proprie lezioni di calcio. Invece San Siro è divenuta terra di conquista per chiunque, senza una plausibile e logica spiegazione, è vero che sulla carta non si vince nulla e che il partire favoriti non ti fa acquistare punti a prescindere, ma per lo meno lottare e cercare di vincere e convincere dinanzi al proprio pubblico questa dovrebbe essere una priorità necessaria per una squadra di blasone. Continuano gli stessi errori societari, da più parti si chiedeva la testa del tecnico reo di non aver dato un gioco alla squadra, ma ritengo di esprimere un mio parere al riguardo affermando che non è tutto sommato l’unico da porre alla gogna mediatica, in primis se vogliamo distribuire questo increscioso demerito d’inizio di stagione, io porrei la società quindi chi esercita azioni di comando, la squadra costruita con dettami non certi delineati da un tecnico che in ultima analisi additerei come colpevole. In campo ci vanno i giocatori forse l’allenatore sceglie i migliori, notando chi meglio si propone negli allenamenti, ma alla fine quelli che dovrebbero lottare e sudare in campo sono loro. Forse al tecnico spetta il compito di motivarli, ma secondo me dovrebbero farlo da soli a prescindere, in considerazione del loro conto in banca con i tanti zeri di cui dispone e forse anche perché comunque fanno un lavoro che di certo non li aliena. Spero solo che la gara della svolta sia stata quella con il Toro e che si possa riprendere a marciare con continuità, e che le gare sin qui disputate, Cagliari e Atalanta su tutte, siano solo un brutto ricordo. Non è bello cadere nelle provocazioni e commettere delle ingenuità come quella in cui è caduto Medel, oppure la mancanza di dialogo che ha spalancato la porta agli avanti avversari, in ultimo Murillo contro il Toro che si è scontrato con Ansaldi. Questi sono i tipici atteggiamenti che denotano una mancanza di concentrazione e di quella serenità evidente di chi vuole strafare, ma alla fine ottiene l’esatto contrario. Un consiglio, non da esperto di calcio, ma da innamorato di questo sport e di questi colori, proporrei al tecnico di imporsi con maggiore autorità verso i propri collaboratori facendo valere i propri dettami tattici, provando e riprovando sino allo sfinimento tutti i giocatori a disposizione, tenendoli sulla corda sino alla fine con gerarchie non prestabilite ma facendoli partecipi di un progetto che dopo tutto non è ancora compromesso, ma bisogna evitare di scivolare in altri errori che potrebbero essere davvero letali per chi ha voglia con tutto l’ambiente di ritornare lì in alto, come direbbe qualcuno: lì dove osano le aquile. …Amala!

                                                                 Antonio Dibenedetto