Spettacolo puro a San Siro, per lo meno per sessantacinque minuti: e poi? La paura di vincere l’ha fatta da padrone. È l’ennesima dimostrazione che questa squadra sa giocare, e quando vuol giocare a calcio non ce né per nessuno. Ma la cosa inconcepibile sono le amnesie caratteriali che subentrano quando si arriva nel finale delle gare, subentra quella paura che a volte ti fa perdere concentrazione e gamba e si rimane in balia dell’avversario. Com’è già accaduto contro i torinesi, gli orobici e nel derby, giusto per citare le gare più emblematiche, abbiamo raccolto pochissimo s’è partorito il cosiddetto topolino (un punticino striminzito), dopo aver dominato in lungo e largo la gara. Fortunatamente ieri sera no, ma questo grazie alla manona “santa” di Samir, capace di esorcizzare una rete che pareva già fatta. Non so che cosa sia accaduto, oppure cos’ha pensato il nostro mister se sul tre a uno per noi, ha cambiato i migliori in campo, sino a quel punto: Barella e Lautaro e ancor prima Calhanoglu e Correa, difatti con questi cambi si è lasciato il centrocampo in mano ai partenopei che da quel momento in poi hanno iniziato a spingere, padroni del campo senza che nessuno, di quelli entrati da parte nostra, effettuasse quelle interdizioni necessarie a farli stare rintanati e bassi. Certo l’impegno imminente di coppa pareva togliere il sonno per importanza, ma non si può soffrire in quel modo e in quei quasi venti minuti finali. Vidal certo è un guerriero ma non vale Barella e poi vogliamo parlare di Gagliardini? Vabbè lasciamo perdere, non ha corsa e non vale la visione di gioco di Calhanoglu. Certo nella testa di Inzaghi voleva far giocare Dzeko, ci può stare ma lì davanti però, che senso ha tenere il cigno di Sarajevo in prossimità della nostra area di rigore? Non voglio accusare nessuno ma da un suo errore è scaturita la bellissima rete di Mertens, accendendo il finale di gara, quei venti minuti, recupero compreso che sono stati quasi deleteri per le coronarie di noi tifosi. Io credo che tutto ciò si sarebbe potuto evitare, bastava attendere ed effettuare i cambi verso l’ottantesimo e non prima, tali da spezzare il ritmo dei ragazzi campani che invece hanno preso vigore e fiducia, mentre nei nostri ragazzi è subentrata quella paura di non farcela, scacciata solo dall’urlo finale al triplice fischio. Credo comunque che tutto questo non possa pregiudicare l’andamento di una gara condotta magistralmente dai ragazzi, capaci di non abbattersi dopo la rete del Napoli dopo appena diciassette minuti e continuare a giocare con classe e tanta voglia, presupposti tipici di una grande squadra, con tutta sincerità ieri sera per quasi settanta minuti l’Inter è apparsa davvero una grande squadra. Però in contraltare la grande squadra le chiude con autorità queste gare, senza farsi schiacciare. Questo è il motivo in cui bisogna lavorarci sulla testa ancorché sulle gambe dei giocatori, per non far rendere vano il bellissimo gioco sviluppato in gran parte della gara, fatto di scambi eccellenti e tempestive accelerazioni che hanno messo in seria difficoltà un Napoli, apparso sulle corde come mai visto prima. Orgoglioso di questi ragazzi per come hanno interpretato la gara, e non solo quella di ieri, bisogna trovare ancora un po’ la quadratura del cerchio come si suol dire, e poi credo ci divertiremo ancor di più di quanto stiamo facendo al momento. Ultima considerazione, mercoledì abbiamo una gara determinante dov’è importante solo la vittoria che ci potrebbe spalancare le porte degli ottavi. Dovremo essere coerenti e finalizzare al meglio ogni nostro sforzo, chiudendo quanto prima la pratica Champions, staccando quanto prima il fatidico tagliando, per non avere l’ansia di giocarsi tutto nell’ultima gara a Madrid. Forza ragazzi siamo con voi comunque e ovunque e il nostro grido non si affievolirà mai, perché l’Inter si ama e non si discute! …Amala!!!!
Siamo alle solite, come c’è già capitato in altre occasioni, confezioniamo interessanti trame di gioco, costruiamo innumerevoli occasioni da rete (io ne ho contato ben cinque nitide) e poi? … nel momento di dare l’accelerata finale: puf svanisce tutto, ogni cosa buona prodotta non porta che ad un misero punto, anzi poteva andar peggio se nei minuti finali quel clamoroso palo milanista fosse stato indirizzato con qualche centimetro in meno, ora si parlava di una sconfitta immeritata, ma di fatti poteva consacrare il primato dei cugini. Non ci sono scusanti, se abbiamo concesso qualcosa a loro è stato solo nei minuti finali, ciò vuol dire che li abbiamo contenuti e limitati nelle loro azioni e concesso davvero poco, in contrapposizione il nostro gioco ha prodotto occasioni in serie che non sono state concluse per mancanza di quell’essere cinico che non appartiene ancora nel dna nerazzurro. Abbiamo fatto il buono e cattivo tempo, con rigore sbagliato e autorete concessa (altro che rete di Tomori), e come si dice in gergo siamo sati sul pezzo, disputando una gara coraggiosa e di carattere. Tutti i saccenti pallonari nelle varie trasmissioni televisive hanno applaudito allo spettacolo prodotto nel derby meneghino, ma i rimpianti devono essere e sono solo nel versante nerazzurro. Certo il Milan aveva dalla sua il distacco in classifica a proprio favore e se noi non siamo stati capaci di ridurlo è solo per nostro demerito. Eppure le avvisaglie era fautrici di una partita che poneva tutti i presupposti dalla nostra parte, certo due rigori concessi in una partita e per lo più a nostro favore e manna che cade dal cielo. C’erano entrambi per carità e questo mi fa ben sperare per il prosieguo del campionato, con valutazioni prese con opportuna conoscenza, senza alcun dubbio, anche se talvolta i giudizi non sono mai univocamente conformi, visto il rigore non assegnato contro i torinesi a beneficio dei viola, mentre quello di Bastoni a Roma era parso netto. Questa è un’altra storia ma la cosa che più mi fa rabbrividire come il var non intervenga per annullare quegl’inganni palesi perpetrati nei confronti dei direttori di gara, di quei giocatori che sono specialisti nel cadere tramortiti da una folgore improvvisamente caduta sul terreno di gioco (Chiesa docet), davvero inspiegabile. Ma veniamo a noi e alla gara di ieri sera, non sempre vince chi merita: questo è un dato di fatto, purtroppo, e ieri sera ne abbiamo avuto la conferma buttando al vento altri due punti, che con quelli cestinati contro i torinesi fanno quattro, ma la cosa che più mi rattristisce e che non abbiamo vinto uno scontro diretto con le squadre di vertice. Non si può sempre dare il massimo e giocare al massimo, questo è certo, ma credere che si può far molto meglio questo sì, dobbiamo ottenerlo con coerenza e voglia di portare a casa il risultato a tutti i costi. Non voglio entrare nel merito del rigore sbagliato, voglio solo evidenziare come i giornalai di turno hanno posto il loro accento denigratorio sull’esultanza dell’ex di turno al momento del rigore segnato, quella è stata la conseguenza degli insulti e i fischi ricevuti durante la gara, e se proprio vogliamo dirla tutta non è stato da meno delle esultanze dello zingaro, quindi in casi come questi: chi la fa l’aspetti. Voglio porre l’accento su di un giocatore che sta rendendo meno delle aspettative e mi riferisco a Lautaro, ma non per il rigore sbagliato, per carità, ci sta anzi lui l’ha tirato fin troppo bene, ma il mio riferimento è nel corso della gara è parso molle e non il solito lottatore, e quelle occasioni che gli capitano di solito riesce a concretizzarle, invece è un po’ di tempo che ha le polveri bagnate. Sarà il caso di fargli tirare il fiato? Altra circostanza che mi fa pensare che la nostra squadra appare incompiuta è dettata dal fatto che non abbiamo una punta centrale simile a Dzeko, certo anche lo scorso anno non l’avevamo ma appare evidente, specie nel secondo tempo di ieri, al momento della sua uscita, la squadra si è abbassata soffrendo il dominio territoriale rossonero, sarà il caso di provvedere nel mercato invernale se vogliamo fare in modo di non trovarci scoperti in futuro? Questa è una domanda che vorrei fosse girata a chi di competenza in seno alla nostra società, che sinora si è ben comportata: manca la ciliegina che porterebbe la nostra squadra sempre più in alto. Ora altra pausa per le nazionali, come al solito saremo costretti a privarci di tanti giocatori con la speranza che ritornino integri, anche perché alla ripresa ci tocca l’altra capolista e se vogliamo continuare ad inseguire un sogno, non possiamo permetterci altri passi falsi! …Amala!!!!
Nella gara pre-prandiale di una domenica di fine ottobre, il massimo campionato di serie A, ci opponeva alle zebrette friulane; una gara che nascondeva tante insidie, ma come ho ripetuto sinora, i pericoli a volta ce li creiamo da soli, con la paura di non chiudere quelle gare che spesso dominiamo. Questa volta no fortunatamente, oltre alla determinazione e la coesione di squadra, abbiamo aggiunto quelle giocate spettacolari che hanno determinato la gara a nostro favore. Certo guardando la disamina della prima frazione, francamente non c’era da stare allegri, ma è proprio in questi momenti viene fuori il carattere dei nostri ragazzi e in particolare di quel giocatore che Inzaghi ha fortemente voluto in squadra: Correa! Finalmente il Tuku ha spiccato il volo con una doppietta di pregevole fattura che ha messo in chiaro le cose sul rettangolo verde, sono venute fuori le qualità di squadra con occasioni a raffiche figli di tantissimi ipotetici goal che si potevano concretizzare, ma che alla fine due soli all’attivo non dimostrano il divario tecnico delle due squadre in campo. Nel primo tempo si è giochicchiato, già è questo il termine giusto, di occasioni ne abbiamo create ma senza incidere in maniera concreta con un Barella che ha avuto alcune buone occasioni e del figliol prodigo neanche l’ombra. Invece Correa nicchiava e solo come i grandi giocatori sanno fare, ha tirato fuori il carattere del campione qual è, cambiando in pochi minuti il corso di una gara che ha poi preso il giusto corso: determinando la nostra vittoria! Ancora una gara senza subire reti, la seconda, ma come affermava in questi casi, chi è stato un filosofo pallonaro d’atri tempi, se il pallone lo giochiamo noi gli altri si devono adeguare e se noi siamo attenti e creiamo occasioni da reti in serie agli altri lasciamo le briciole, tant’è che per il nostro Samir ha vissuto una giornata di assoluta tranquillità, impegnato a svolgere solo l’ordinaria amministrazione di una gara molto soft, senza alcun pericolo degno di questa affermazione, procurato dall’Udinese. Io non amo parlare dei singoli, ma lasciatemi porre l’accento su una prova maiuscola non del solto Brozovic oppure di Barella, ma questa volta vorrei parlare di due giocatori: Ranocchia e Perisic. Il buon Andrea è come il vino: più invecchia, più è buono. Lui diventa determinante quand’è chiamato in causa, mettendo al servizio della squadra la sua esperienza e la sua voglia di far bene. Non si sente assolutamente inferiore se relegato in panca, anzi mette in campo la sua grinta quand’è necessario. Inzaghi lo sa che può contare su di lui, questa secondo me è una gratificazione senza pari. Invece il discorso per il croato Perisic è diverso, lui spesso parte titolare ma ultimamente sta facendo vedere quel giocatore che avevamo ammirato al suo primo anno in nerazzurro. Pareva avulso dal resto della squadra, giocando più per sé che per i compagni, ora invece è tornato quell’Ivan il terribile di cui tutti abbiamo bisogno, a partire dei compagni, destinatari di quei cioccolatini che riescono a scartare sotto rete con occasioni da rete importanti, e poi noi tifosi che ci esaltiamo per le sue giocate. Tracciata la via giusta, ecco come la squadra deve interpretare al meglio i dettami del tecnico. Inzaghi come il capo supremo dell’aeroporto accende la scia di una pista preferenziale illuminata a giorno, per rendere più facile la via di atterraggio verso la pista più agiata e a portata di mano. Ora ancora due impegni che ci assorbiranno tantissime energie: mercoledì l’impegno in Moldavia in Champions e poi la ciliegina di un derby della “Madunnina”, che sarà per noi di vitale importanza per accorciare il distacco dal vertice. Si sa che la stracittadina è una partita a sé, non ci sono favoriti e se poi guardiamo i precedenti possiamo ritenerci soddisfatti, ma non diciamo nulla al momento, meglio volare bassi e prendere un impegno alla volta. Ragazzi noi crediamo in voi e sono certo che non ci deluderete perché l’Inter si ama è basta! …Amala!!!!
Quel cinismo tanto evocato, difatti si è presentato nella serata toscana di metà settimana, risollevando gli animi di noi tifosi dei colori nerazzurri. Tutto questo è apparso evidente nelle ultime gare, dove si è stentato a chiudere quelle gare in cui abbiamo giocato molto bene, ma ahimè ci è mancato solo quello scatto, quel salto imperioso verso una vittoria ampiamente meritata. La gara del Castellani non è stata affatto semplice, anche perché l’Empoli, farcito di tantissimi ragazzotti di belle speranze, gioca un buon calcio con un maestro in panca che sa davvero il fatto suo in materia “pallonara”, e che a mio avviso meriterebbe miglior fortune. Detto questo che mi pareva d’obbligo, veniamo al gioco espresso dai ragazzi. In tutta sincerità io ieri sera mi son divertito: e parecchio, guardando le belle trame di gioco messe sul tappeto verde da una squadra motivatissima come non mai. Ho ammirato ancora una volta le giocate di un uomo cui l’Inter non può fare a meno, mi riferisco a Brozovic divenuto l’emblema di questa squadra il cuore pulsante, il perno essenziale, il cervello di un’organizzazione di gioco entusiasmante, tant’è che le squadre avversarie cercano di chiudere le sue trame con due o più uomini, cercando di limitarlo con la conseguenza di far giocar male l’Inter intera. A volte accade, ma sinora è successo pochissime volte. Tutto è girato alla perfezione abbiamo sofferto l’enfasi pallonara dei toscani a tratti nella prima mezz’ora, ma poi dopo aver preso le dovute misure abbiamo dato sfogo al nostro calcio, con il premio finale di una bellissima rete di quel D’Ambrosio mattatore in tutti i sensi ieri sera. Piccola nota, secondo il mio modesto parere se fosse entrato lui contro i torinesi, non avremmo pareggiato, certo non v’è la riprova e non voglio gettare la croce su Dumfries, per carità, ma con Danilo in campo sarebbe stato diverso. Altra nota su cui porre l’accento: l’arbitraggio. A me Chiffi è piaciuto perché è intervenuto sapientemente su ogni azione con la giusta determinazione, sapendo quel che stava facendo. Questa volta il var non è stato determinante come domenica scorsa, secondo me Chiffi ha preso la valutazione giusta non assegnando un rigore a favore dei toscani, che per carità si poteva dare, forse era più nitido di quello assegnato ai non colorati domenica scorsa e credo non sia stato neanche richiamato dal var, e ritengo che aveva comunque dato una personale interpretazione all’accaduto. Cosa che difatti si è rimangiato Mariani nel fattaccio di San Siro. Il calcio a volte è una sorte di “do ut des”, bisogna solo aspettare che ti venga rilasciato quello che ti spetta; ma è anche vero che a non tutte le squadre viene rilasciato quanto dovuto, tante volte molto di più di quel che meritano: a buon intenditor…! C’è stato un piccolo turnover, in previsione dei prossimi impegni, la cosa importante è ritrovare quella serenità di risultati che ci è mancato ultimamente, anche perché avremo un trittico non indifferente che si concluderà con l’apoteosi della madre di tutte le gare, quel derby che da sempre è sinonimo di spettacolo puro, se mettiamo in campo tanto cuore, come sappiamo fare, sono certo che trarremo seri vantaggi. Loro anche se arrancando riescono comunque ad ottenere il massimo profitto da ogni gara, anche oltre i propri meriti, credo che prima o poi si scontreranno con invitabili scogli che prima di noi si chiamano Roma e Porto. Dovremo farci trovare pronti a trarre beneficio da tutto ciò, ma prima bisogna battere le zebrette friulane, che sono una squadra da prendere con le molle. Giocano un buon calcio e sono ben allenate, ma noi dovremo tirar fuori quel nostro carattere che è predominante quando vogliamo far nostra la gara. Forza ragazzi noi crediamo in voi e con uno stadio che sarà pronto a guidarvi, con cori e canti festanti verso una vittoria che non dovrà sfuggirci, perché noi siamo l’Inter e null’altro c’interessa! …Amala!!!!
Che il così detto “derby d’Italia” non è mai stata e non lo sarà mai, una gara come le altre, questo è risaputo da sempre: visti i precedenti, ma la cosa che più fa specie che mai come in questa partita potevamo essere più cinici e razionali e portare a casa una vittoria più che meritata. Aggrapparsi agli errori arbitrali è facile per nascondere la propria incapacità di chiudere una gara che non è mai stata messa in discussione, ma se poi accadono episodi determinanti come quelli visti ieri sera, bè allora tutto viene messo in dubbio. Anche questa gara sarà consegnata agli annali come la gara decisa dal var prima che dall’arbitro, davvero mediocre ieri sera, ma visto l’andazzo dobbiamo accontentarci: la classe arbitrale è questa purtroppo, davvero scarsa! Ribadisco il concetto non voglio assolutamente concedere alla nostra squadra l’alibi di un pareggio immeritato, ma si poteva fare molto di più, mai si era vista una squadra torinese in difficoltà, con un gioco speculare fatto di una difesa a spada tratta, anni sessanta, con un centrocampo davvero spento e un attacco che non avrebbe mai fatto goal, anche se la gara fosse durata altri trenta minuti. Sia ben chiaro il rigore si può e si deve concedere, perché l’entrata dell’olandese è davvero cervellotica, ma l’arbitro, che era posizionato benissimo, dopo aver lasciato proseguire, non può fermare tutto perché richiamato dal var e andare a vedere quell’azione che ha in precedenza giudicato al meglio, con ampi gesti che hanno fatto intendere di aver visto ogni cosa e di aver lasciato proseguire. Qui l’errore è doppio, non voglio credere alla malafede, ma contro i torinesi ci sta ed è ben evidente in ogni gara, contro di noi, vabbè la lista si allunga se poi non viene presa neanche in considerazione l’azione del presunto fallo di mani in area bianconera. Mi chiedo dov’era il var Guida in quel momento, al bagno forse? Almeno richiamare Mariani a rivedere l’azione, facendo in modo da cancellare ogni dubbio, invece che far accrescere i soliti sospetti? Tutto consegnato ai sapientoni dei salotti pallonari che discerneranno tesi e opinioni in merito del tutto contrastanti, senza addivenire ad una palese conclusione che anche questa volta il danno procurato è sulle sponde nerazzurre a benefici di chi? Come il solito dei non colorati! Così ancora una volta siamo a leccarci le ferite, dopo la gara cervellotica contro la Lazio, eccone un’altra di pari livello senza che abbiamo avuto il piglio giusto e la forza di porta a casa un risultato, e ribadisco, del tutto alla nostra portata. In un batter d’occhio abbiamo cestinato ben cinque punti che ci fanno arrancare sempre più, mentre in vetta volano noi siamo attardati e recuperare ben sette punti è un’impresa titanica, però è anche vero che siamo abituati alle imprese impossibili, in considerazione che dovremo ancora incontrare le prime della classe, con la speranza che quella fortuna che li ha proiettati (almeno per quello che riguarda i cuginastri) in vetta, si concluda prima o poi. Un consiglio per il nostro tecnico, questa volta i cambi non sono stati l’asso nella manica per lui, del tutto sbagliati. Per quello che concerne il mio modesto parere, avrei messo al posto dell’olandese un D’Ambrosio di sicuro affidamento per portare a casa il risultato essendo molto efficace nel tenere palla da difensore navigato com’è. Altra parentesi, caro Inzaghi sarà il caso di far rifiatare il nostro capitano? Ogni volta che Samir fa un intervento ci viene una palpitazione non da poco, la sua sicurezza sta venendo meno in ogni gara. Vediamo di che pasta sono fatti gli altri due portieri quel Radu che sta facendo la muffa in panca, senza parlare di Cordaz. Siamo solo alla nona giornata di campionato e mai come quest’anno nulla è precluso, tutto pare livellato, senza un battistrada che fa la differenza, bisogna però essere consapevoli e coerenti nel mettere al sicuro ogni gara, con quella forza che ci ha contraddistinto nella seconda parte del campionato scorso. Ora si presenta l’occasione già da mercoledì, faremo visita all’Empoli vittorioso in terra campana, poi nel lunch-match domenicale contro le zebrette udinesi, quindi cercheremo di venir fuori da queste incomprensioni che stanno determinando il nostro campionato, sinora davvero impalpabile. Forza ragazzi nel bene e nel male noi siamo con voi, perché l’Inter si ama a prescindere! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Parafrasando una citazione delle persone sapienti di qualche lustro fa che recitava: chi è causa del suo mal pianga sé stesso, bene perché iniziare con questa citazione? Semplice, perché ieri all’Olimpico di Roma ha fatto tutto l’Inter e la Lazio ringraziando ha portato a casa tre punti, come se fossero piovuti dal cielo. Non ci siamo, ritengo che alla fine degli oltre novantasei minuti della gara, ogni tifoso nerazzurro, e amante in maniera incondizionata di questa squadra, abbia esternato il proprio disappunto. Non si può essere belli per oltre sessanta minuti e non concretizzare tutta la mole di gioco creata, non dobbiamo essere vanesi e specchiarci con l’esternazione: ma come siamo belli, ma come giochiamo bene, ma che belle aperture che facciamo, che bel gioco di squadra e poi alla fine tornare a casa con le pive nel sacco. Questo è un mio pensiero, manca quell’essere cinici che non ti fa incorrere in errori che poi mettono tutto in discussione, le grandi squadre quando giocano in maniera speculare, la minima occasione non la sprecano, anche perché in campo non si è soli c’è l’altra squadra e anche l’arbitro. Vabbè del direttore di gara non ne voglio parlare, sarebbe troppo semplice scaricare su di lui ogni responsabilità della sconfitta, ma ritengo altresì che è stato davvero cervellotico il suo comportamento, accompagnato da quelle regole farlocche che vogliono dare una parvenza di legalità a questo gioco, il cui pallone si sta più sgonfiando di credibilità. Ci sono due episodi chiave che hanno fatto propendere l’ago della bilancia a favore dei romani. Il primo riguarda il rigore concesso ai biancocelesti, certo il fallo di mano è stato evidente, ma sfido chiunque che ha delle minime nozioni di fisica e di atletica a saltare con le braccia allineate lungo il corpo; si devono riguardare certe regole, il var dovrebbe chiaramente visionare le immagini e valutare se il difendente aumenta volutamente, con le braccia, il proprio volume in area, altrimenti se ne fischieranno a iosa di questi rigori (ad altri non a noi): vabbè lasciamo perdere. Ribadisco queste sono esternazioni personali, di uno sportivo che ama, nonostante tutto, questo sport. Secondo caso, io concordo sul fatto che i laziali non sono tenuti a buttare in fallo laterale la palla se un avversario è a terra, certo in talune condizioni s’approfitta del vantaggio dell’uomo in più, cercando di concludere l’azione. Mi viene da ridere l’esternazione di Sarri in conferenza stampa, lui che si ritiene un uomo navigato, che dalla sua sì avvale dell’esperienza britannica, come fa a dire che la palla la dovevano buttar via i nerazzurri invece hanno continuato con il tiro di Lautaro. Chiedo venia all’illustre stratega e saccente della materia pallonara, ma come faceva Lautaro a buttar via la palla se il fatto è avvenuto alle sue spalle, e poi quel contrasto, direi molto duro, di Leiva su Dimarco al novanta per cento dei casi l’arbitro interviene fischiando, un sacrosanto fallo. Purtroppo in questi casi la sportività, non si acquista al supermercato sotto casa, deve essere innata di chi professa ogni sport, ed esternare simili dichiarazioni non fanno altro che accrescere l’opinione che si ha di questo tecnico, avrei voluto vedere se a parti invertite non avrebbe fatto fuoco e fiamme in sala stampa, gridando all’attentato di lesa maestà, caro Sarri piedi ben saldati in terra, non sei il Messia che sa tutto di tutto, ci vuole un po’ più di umiltà che in casi come questi non guasta. Poi ritengo che taluni giocatori, sui quai non si può gettare la croce addosso per aver continuato l’azione, ma fermare il gioco era una forma di coesione con la professione che si esercita. Lo spettacolo che ne è seguito è stato davvero deplorevole, di quelli che non si devono vedere sui campi di calcio, con il nervosismo che era salito sin in cima ad ogni capello, ma questo è stato la mera conseguenza che non deve essere giustificata, anzi deve essere censurata. Le sconfitte devono essere accettate con serenità, quando l’avversario si dimostra più forte di te, ma non più scaltro, in quel caso subentra uno sconforto senza uguale per quello che si poteva fare invece non si è riusciti. Bisogna tener presente quello che si è prodotto nei precedenti sessanta minuti, facendo tesoro che le occasioni vanno sfruttate al meglio senza poi dover recriminare. Mi tengo la prestazione anche se a bocce ferme avrei voluto senza ombra di dubbio i tre punti, ma come si dice in questi casi solo chi cade può rialzarsi e risalire, tenendo presente però che gli errori vanno metabolizzati cercando di non ripeterli. Ora testa e cuore alla gara importantissima di Champions, affronteremo la sorprendente compagine moldava che comanda la graduatoria del girone, certo non dobbiamo commettere errori sapendo che questa squadra fa del contropiede quell’arma in più, puntando tutto su una difesa diciamo quasi impenetrabile, ne sanno qualcosa Shakhtar prima e Real Madrid poi. Se vogliamo dare un senso al nostro cammino europeo, tutto passa dagli incontri con i moldavi che ti posso proiettare in paradiso, con la consapevolezza che in caso contrario l’inferno è dietro l’angolo. Ma meglio non pensarci ora, bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo con la certezza che se giochiamo come sappiamo, non c’è avversario che ci può impensierire (Real Madrid nella prima gara docet), noi ci saremo e crediamo in voi: forza ragazzi! …Amala!!!!