Come si dice in questi casi, la paura di vincere ti fa sbagliare, così come la frenesia ti fa commettere errori veniali (vedi Dumfries). Tutti attendevano questa gara, la prima contro la seconda della graduatoria, ma non vi è stata quella sana voglia di vincere, almeno non è apparsa quantomai palese, difatti il gioco è impattato, quasi cementato con rare occasioni da rete, con un Napoli chiuso con marcature asfissianti sulle fonti di gioco dei Nerazzurri, ma che erano tuttavia disposti a voler affondare, specie nel secondo tempo, non sentendo quasi mai il peso della gara di Champions. Quello che è stato evidenziato in questa specifica gara, è stato il non farsi male reciproco, ma così facendo non s’è fatto altro che cementare un gruppone di ben sei squadre in 1 punto, tutto sommato va bene così, perché pare che questo sia il campionato più livellato degli ultimi anni anche se… vabbè lasciamo perdere, perché con i se e con i ma non si va da nessuna parte. La disamina della gara appare pressoché evidente, il Napoli arroccato e pronto a pungere in ripartenza, nel perfetto stile del suo condottiero, e i ragazzi a effettuare una certa manovra avvolgente, che però in buona sostanza non ha espresso granché. Primo tempo che ha espresso due situazioni che hanno scosso lo stadio dal torpore in cui stava cadendo, in primis il malaugurato errore di Dumfries, che s’è perso il suo marcatore nel più facile dei tap-in sotto porta, per fortuna nel tramonto della prima frazione ci ha pensato il fantastico Calhanoglu, che ha tirato dal cilindro un tiro portentoso che non ha lasciato scampo il povero Meret. Parità ristabilita e tutti negli spogliatoi. La ripresa ci ha visto più pimpanti e il Napoli ancora più arroccato nel proprio centrocampo, diverse le nostre occasioni per far male ai partenopei, purtroppo come ci accade spesso, non riusciamo a fare goal con nitide occasioni che abbiamo elaborato, ma ritengo che prima o poi tutti verrà risolto in una quadratura del cerchio che si sta cercando, alla Pinetina, con la speranza che venga ritrovata al più presto. Sin qui tutto pareva essere nella norma, con la spartizione dei punti in palio, in un pareggio che forse darà più merito ai partenopei e il contestuale demerito nostro, se non altro per aver almeno provato a vincere questa gara. Ma come spesso accade, tutto viene definito in un disegno ben preciso: rigore contestato dai partenopei su di un evidente tocco di Anguissa sullo stinco di Dumfries, che è assolutamente reale e visto, a distanza di 5 metri a visuale libera, dall’arbitro Mariani. Ma la cosa che fa più specie e che il Var non ha visto altri ben 2 tocchi di mano dei difensori napoletani, uno molto più evidente, tocchi che l’arbitro non ha visto o forse ritenuto del tutto ininfluenti, ma come s’è visto ultimamente, il giudizio appare univoco: appena tocchi la palla con la mano o braccio ti fischiano il rigore, ieri no, vabbè lasciamo perdere. Sul dischetto si presenta il rigorista per eccellenza “sentenza Chalanoglu” che dopo una striscia positiva di ben 17 rigori realizzati, il 18esimo lo stampa sul palo. Non si può gettare la croce su di un giocatore che ci mette sempre l’anima e che ha sempre avuto il coraggio di tirare i calci di rigore, la sua infallibilità s’è fermata una sera di novembre, ma sono convinto che è pronto a ripartire con la stessa intensità. Direi che questo pareggio è figlio di una gara che dovevamo avere il coraggio di chiudere e non l’abbiamo fatto, con il nostro portiere spettatore non pagante di una gara alla nostra portata, spero solo che questi punti lasciati per strada non influiscano sul risultato finale. Sin qui tutto nella norma, ma la cosa che m’ha fatto davvero riflettere sulla sanità mentale di Conte e della sua sceneggiata di fine gara, dinanzi ai microfoni, ha messo su una pantomima della serie: siamo stati defraudati! Non sapendo che il rigore, da lui contestato, era assolutamente reale e veritiero, con il tocco seppur leggero c’è stato, ma qui non si evidenza l’entità e la forza del tocco per decretare un rigore che al 99% delle volte viene concesso. Assurdo il suo commento davvero fuori luogo, non ammettendo però che lui ha beneficiato di quel var tanto bistrattato, in quel di Empoli dove gli è stato un concesso un “rigorino” che ha portato in Campania 3 punti che non avrebbe certamente meritato, perché in quella specifica giornata non ha detto nulla, e non si è lamentato del var? Ritengo che il campionato ha ritrovato il solito vecchio Conte che, come ha sempre fatto in passato, cerca di protestare alacremente facendo passare tutto in secondo piano, non riferendo però della partita del suo Napoli che ha pensato solo a difendersi, anche se a onor del vero a fine gara potevano vincerla, ma ritengo che il solo punto conquistato è già grasso che cola. Caro Conte riferisci serenamente sulle occasioni create dal tuo Napoli, della tecnica e tattica espresse dai tuoi ragazzi in campo, anche perché tutti hanno visto il vostro comportamento e ritengo che quello sclero finale la dice lunga su quello che hai voluto nascondere, perché non sapevi a che santi votarti per dare una spiegazione plausibile sul gioco remissivo espresso dalla tua squadra in campo, dovendo preparare una sola gara settimanale senza aver altri impegni. Sono queste le gare, e direi l’ennesima, che ti fanno riflettere sul carattere che bisogna avere in campo, ma bisogna rendersi conto che ancora non c’è una lepre in campionato, tutti possono ambire a sogni che possono realizzarsi, visto lo status quo attuale e noi dobbiamo crederci ora più che mai, non possiamo mollare, non è nel nostro dna. …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Ancora una volta incappiamo in un comportamento davvero deleterio per le nostre coronarie, non si può attende il 97esimo per avere ragione di una squadra che è venuta a San Siro per disputare la sua onesta partita. Oramai conoscono il nostro gioco e apportano sempre le più efficaci contromisure, ma la colpa è sempre più la nostra perché non riusciamo a chiudere delle gare dove la disparità di classe e contenuti è davvero evidente. Ci tocca sempre stare sul chi-va-là, noi sciupiamo in malo modo le numerose occasioni da rete, nel primo tempo ne ho contate ben cinque evidenti, e poi in ripartenza i lagunari a momenti passavano in vantaggio. Tutto ciò, ribadisco il mio concetto, non appartiene a una grande squadra, certo si va in campo in undici contro undici, ma la nostra classe è di gran lunga superiore a quella degli altri. Ho notato che quello che manca a questa squadra è la voglia di mordere, di affondare, di concretizzare quello che crea, talvolta si perdono in preziosismi che dinanzi al portiere avversario non devono sussistere, non si deve necessariamente entrare in porta con la palla, ma bisogna avere il coraggio di tirare se si è in posizione ottimale, oppure favorire il compagno meglio piazzato, tutto ciò è ampiamente documentato nella pagina quindici del manuale del calcio, fare goal è importante per vincere, altrimenti si soffre. Non è che il secondo tempo sia stato avaro di emozioni, tutt’altro, oltre alle altre innumerevoli occasioni da rete è arrivata la rete di Lautaro, oltre a quella di Mhkitaryan annullato per fuorigioco e tanto altro, a giudizio di un Var che se ti toglie poi ti dà, come in occasione del 97esimo, annullando la rete del pareggio lagunare per fallo di mano del giocatore ospite, che secondo il mio modesto parere affossa anche Bisseck con il braccio reo del tocco. Credo che tutti grideranno allo scandalo per il risultato striminzito, e sulla rete annullata da quel var che secondo i giornalai esteti del calcio, funziona perfettamente solo per l’Inter, certo se questi sono i risultati bisogna sempre prenderli per croce e delizia, s’è visto di molto peggio in questa domenica calcistica e oltre, una giornata all’insegna delle tantissime segnalazioni e proteste dei club, che purtroppo non partoriscono granché, tanto tutto è compiuto e indietro non si torna certamente, bisogna essere realisti e accettare ogni decisione arbitrale, seppur a malincuore. La nota positiva è che Lautaro è tornato a segnare per la seconda partita di seguito, importantissimo per la squadra ma quello che determina la nota negativa è stato Marcus Thuram, inguardabile ieri sera, s’è divorato di tutto e di più, poteva tranquillamente segnare come minimo due reti, talvolta si specchia nelle sue prodezze, sino al narcisismo, con quella voglia far goal a tutti i costi e quella voglia di protagonismo che una punta deve avere certamente, ma che talvolta è bello anche fornire un assist vincente al proprio compagno, non vi pare? È davvero dura da digerire una situazione del genere, in considerazione che la gara di ieri poteva assumere un risultato tennistico, invece ci ha fatto tremare sino alla fine e se non veniva, giustamente, annullata quella rete ora staremmo a discutere sull’ennesima partita gettata alle ortiche. Inzaghi deve cercare di scuotere i ragazzi da quel torpore irriverente di onnipotenza, che la squadra assume in campo giocando in maniera lenta e prevedibile, non siamo più affamati come lo scorso anno, si denota dai punti di ritardo ben 4 e una posizione in classifica in meno, tutto ciò deve far pensare e riflettere per quello che questa squadra sa e può fare, anche perché ora abbiamo la gara di Champions mercoledì e domenica nel posticipo ospiteremo un Napoli ferito, dalla sconfitta casalinga contro l’Atalanta, che non avendo impegni può allenarsi tutta la settimana al meglio, mentre noi saremo costretti agli straordinari. Ecco perché la gara di ieri poteva assumere vitale importanza nella gestione effettuata con più coerenza, risparmiando energie, bastava chiudere la gara già al primo tempo concretizzando le occasioni avute e magari con un netto tre a zero, tutto sarebbe potuto scorrere via senza sussulti e patemi d’animo finali, ma noi siamo l’Inter e le cose facili non ci piacciono. Ora il banco di prova tra sette giorni, sapremo se i ragazzi saranno stati all’altezza dell’arduo compito che l’attendono, solo capendo che siamo solo noi gli artefici del nostro futuro, non avremo dubbi su ciò che conta, cioè vincere: forza ragazzi, siamo con voi! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Pare davvero inconcepibile, quanto mai indescrivibile quello che si è consumato sul prato di San Siro, nel cosiddetto derby d’Italia che è parso invece la rappresentazione di un film dal titolo “l’allegra brigata”. Sicuramente per gli amanti del bel gioco non c’è stato da essere entusiasti per le difese allegre che si sono presentate sul terreno di gioco, non certo da far vedere alle scuole calcio, né per i ragazzi da prendere come esempio. Forse quello spettacolo è piaciuto per coloro che si sono divertiti perché è stato rappresentato dai tanti goal, ma per carità tanti errori, che talune grandi squadre, degne di questo appellativo, non dovrebbe commettere, ne hanno caratterizzato uno scenario assurdo! Per una squadra come l’Inter che riesce a ribaltare il risultato dopo il vantaggio iniziale, ma essendo stati raggiunti e superati con due incomprensioni difensive, specie nella rete del centravanti bianconero, poi con veemenza, ricordandosi che ha lo scudetto sul petto, riesce a imporre il proprio gioco sino ad arrivare al risultato che aveva messo la giusta distanza tra le due squadre, i ragazzi avevano allungato di ben due reti di vantaggio. Avrebbero potuto affondare ancora, con tante altre azioni, che come al solito, non sono riusciti a concretizzare, cercando senza mezzi limiti di portare a casa un risultato, sino a quel punto ampiamente meritato. Ma come spesso appare nelle idee cervellotiche di taluni allenatori, cosa accade? Da un lato c’è chi ha da sempre la fobia di togliere dal terreno di gioco calciatori ammoniti, anche se così facendo si rischia di minare una stabilità emotiva che sino a quel momento era pressoché raggiunta, vero Inzaghi? Poi dall’altra parte c’è un Motta, che secondo me ha dei benefici che arrivano direttamente da Betlemme, tant’è che tutti gli avrebbero dato del matto in conseguenza di aver cambiato il centravanti serbo, con il ragazzino turco, quel jolly che con una doppietta ha conseguentemente raddrizzato il risultato finale. Questo è quello che ci porta in dote la gara di ieri sera, due tecnici contrapposti: uno sfrontato oltre misura (Motta) e l’altro timoroso senza limiti (Inzaghi), che con il loro fare insulso, non hanno fatto altro che agevolare la fuga di un Napoli che, tocca affermarlo, sinora di impegni tosti ne ha avuti ben pochi e ora dovrà dimostrare di che pasta è fatto, con un ciclo terribile l’aspetta. È vero che loro non hanno alcun impegno europeo, mentre noi abbiamo una Champions tutta da conquistare, ma non tutto è ancora delineato c’è tempo per recuperare, ma bisogna giocare da squadra con impegno costante e la giusta concentrazione che non deve cambiare mai, a questo punto deve essere insita nel nostro dna. Appare verosimile che certe dichiarazioni in conferenza stampa fanno sorridere, se non riesce lui a inculcare nei ragazzi la giusta coesione e mentalità, chi dovrebbe farlo? Mai come ieri sera avevamo la possibilità di fare davvero male a una Juve che non è apparsa davvero irresistibile, ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso e con i due punti, gli ennesimi, gettati alle ortiche, noi ci resta che leccarci le ferite che sanguinano in maniera inverosimile, che specie col senno di poi bruciano terribilmente in considerazione di quello che potevamo fare e non abbiamo fatto concretamente. Una sola domanda dov’è l’Inter che avevamo ammirato solo pochi mesi fa? Neanche assoldando il mitico Indiana Jones, riusciremo a ritrovare quella squadra che ci ha fatto godere ed esultare sino alla massima espressione della seconda stella cucita sul petto. Era risaputo che il riconfermarsi in campionato appare davvero difficile, lo scudetto cucito sul petto appare un fardello davvero pesante e insostenibile per il semplice motivo che ci sono annate dove tutto gira alla perfezione e altre che non ti vedono assoluto protagonista, tocca a noi sovvertire lo status quo del momento e questa cervellotica considerazione, perché gli autori delle nostre fortune e disgrazie siamo solo noi nella maniera più assoluta, tutto dipende da noi e solo ritrovando quel carattere che ha contraddistinto la scorsa annata, possiamo dire la nostra in maniera ferma e decisa. Ora c’è un altro impegno nel turno infrasettimanale, tocca ritornare a essere quell’Inter che ci ha fatto innamorare: crediamoci è l’imperativo! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
La vittoriosa gara dell’Olimpico non è stata assolutamente facile, ma direi fondamentale per la propria autostima, i ragazzi l’hanno portata a casa da grande squadra, soffrendo quando si doveva e impostando la propria trama offensiva al meglio, cercando di fare del male all’avversario. Credo che tutto sommato l’Inter abbia meritato la vittoria, per tutto quello che di buono ha fatto, anche se come al solito, e ci capita spesso, non ha realizzato le diverse occasioni avute. La cosa che davvero mi fa sorridere, come al solito assurdi, sono i commenti dei vari giornalai che hanno decretato la sofferenza di una squadra la nostra, che secondo loro, ha sudato le proverbiali sette camicie per avere ragione di una buona Roma. Ma de che, come direbbe un celebre borgataro capitolino, se il migliore in campo è stato Svilar portiere giallorosso, qualcosa significa oppure no? Mentre Sommer ha dovuto fare una sola parata, e poi non tanto difficoltosa, mi riferisco alla cavolata che stava facendo, quando s’è fatto scivolare il pallone, che pareva una saponetta, andando a incocciare sul palo e per poco non faceva il cosiddetto patatrac. Si vede che queste persone amano denigrare la nostra squadra, forse in questo modo vendono più giornali, ma appare inverosimile non rendersi conto che le persone hanno gli occhi giusti per vedere le gare senza essere appannati dalle dichiarazioni di costoro. Certo non è stata la più bella Inter della stagione, ma serviva vincere per non far andar via il Napoli che, di riffa o di raffa, ha ottenuto altri tre punti come se piovessero dal cielo, in maniera quasi gratuita, non disputando una grande gara, al cospetto di un bell’ Empoli che avrebbe sicuramente avrebbe meritato di più, ma è vero che non dobbiamo pensare ad altri ma esclusivamente a noi stessi. In buona sostanza il posticipo domenicale ha decretato l’ennesimo disastro arbitrale, in condominio con gli addetti al var, che non hanno saputo aiutare i loro colleghi in campo. I signori del web insieme a tutti coloro che inneggiano ai favori arbitrali in casa Inter e la osannata quanto presunta “Marotta League” sono stati serviti, l’Inter ieri ha vinto ma ha subito un danno tanto evidente quanto davvero assurdo. I vari programmi televisivi hanno decretato in coro, il danno enorme subito, non c’era assolutamente il rigore, perché il fallo era avvenuto fuori area, ma ignorare lo spintone e l’aggancio alla gamba di Thuram da parete di Cristante è davvero scandaloso. Non parlo del solo Massa che ha arbitrato in un modo davvero indecente, ma anche dell’addetto al var il signor Di Bello che chiudendo gli occhi ha sbagliato ben due volte. Altra beffa dei presunti saccenti della carta stampata, hanno assegnato voti a questi signori con un range di presunta sufficienza, come se nulla fosse accaduto. Così non va assolutamente bene, bisogna rendersi conto che usando questo strumento tecnologico è stato creato per migliorare, senza errori e senza fallo, le gare con i vari episodi calcistici in essa contenuti, per questo devono essere inappuntabili e devono essere scevri da eventuali critiche e supposizioni negative. In questo modo non va bene, non ci sono condizioni intermedie, una cosa è giusta oppure sbagliata, altro non c’è. L’errore è nell’indole umana, ma in questo modo non mi convince affatto, usando ogni ausilio nel migliore dei modi, l’errore sarebbe difatti cancellato. Certo ieri s’è vinto e questo va bene, per carità, si potrebbe dire che non s’è disputata una grande gara, ma consideriamo la Roma in dieci uomini per tre quarti della partita, con le eventuali cause derivate per il club romano e cosa sarebbe potuto accadere. Certo non abbiamo la riprova per questo, ma il beneficio del dubbio almeno questo ce lo devono concedere. Speriamo solo che questa gara non ci lasci degli strascichi importanti visti gli infortuni occorsi a due pedine importanti, noi siamo dipendenti da Calhanoglu e s’è visto quando è uscito, la squadra ha smesso di giocare, facendo la comparsa dalla mezz’ora in avanti, lasciando spazio e campo ai giallorossi. Ma la caparbietà dei ragazzi ha sopperito a questa mancanza giocando più di muscoli che altro, la nostra preoccupazione non è solo per la gara di mercoledì di Champions, dove si potrebbero eventualmente schierare delle pedine succedanee, con un turnover probabile, ma per domenica alle 18 no, la mancanza del turco sarebbe deleterio per affrontare i non colorati, dobbiamo essere in condizione di potergli fare del male, ne abbiamo la qualità e poi giochiamo in casa e sono certo che noi tifosi sosterremo all’inverosimile i nostri beniamini, perché questa vittoria è davvero tanto importante per noi, come non mai, e poi noi siamo i campioni d’Italia ed è il momento giusto per farlo vedere e capire!!! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto – Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
La svolta era vincere e lo s’è fatto, specie dopo il bruttissimo derby perso, che ha modificato molte certezze in seno alla squadra, però soffrire sino alla fine per colpa nostra, per una squadra che mostra lacune evidenti, che non ha più quella fame mostrata lo scorso anno, non è affatto una nota positiva, anzi. Le nostre coronarica sono messe a dura prova, specie quando si prende una rete in contropiede, in trasferta, e per giunta quando il risultato ci vede in vantaggio per 3 a 2, è proprio da polli! Non si capisce questa inversione di tendenza negativa, sembra che la squadra abbia in seno dei corpi estranei che non girano in un meccanismo, che lo scorso anno, era quasi perfetto. Bisogna avere il coraggio di valutare al meglio chi mettere in campo, chi al momento non rende come dovrebbe, è necessario dargli un po’ di tempo per recuperare energie, chi è preposto a questo compito è il tecnico. Mi chiedo ma in allenamento segue con occhi clinico i ragazzi quando si allenano? In formazione non vanno messi giocatori solo per il semplice motivo che negli anni trascorsi hanno fatto realmente l’ago della bilancia con prestazioni maiuscole, la riconoscenza nei loro confronti è massima, ma se ora sono in difetto di condizione è giusto non metterli alla gogna mediatica, in partite dove risultano davvero corpi estranei, dove arrancano palesemente, ne va della loro autostima, cambiare non vuol dire necessariamente bocciare. È sotto gli occhi di tutti che la nostra manovra è lenta e macchinosa, non c’è più quella velocità nel gioco, cosa che è sempre stata una nostra peculiarità, per inciso quest’anno s’è vista pochissime volte, oramai tutte le squadre che c’incontrano l’hanno capito, quindi il nostro gioco diventa più che mai prevedibile. Si sapeva che riconfermarsi l’anno successivo è davvero difficile e quanto mai complicato, ma ritengo che sia giusto dare il legittimo valore a quello che si è conquistato lo scorso anno, allo stato attuale non c’è da essere contenti dell’approccio che abbiamo avuto in campionato, non siamo l’Inter che abbiamo imparato ad amare, commettiamo errori grossolani dovuti a scarsa concentrazione che vanno a sfociare in occasioni da rete, per fortuna molto poche, che si trasformano in reti che vanno a premiare più la nostra incapacità di organizzazione, che i meriti altrui. Per carità quando scioriniamo del bel gioco, visto a sprazzi, creiamo tantissimo, nella fattispecie a Udine, nel primo tempo, abbiamo creato ben cinque nitide palle da goal, realizzando solo due reti. Appare davvero un’inezia rispetto a quello che ha prodotto un gioco, tal volta fatto con criterio, azionando i quinti di centrocampo senza che vi sia il costante, nell’ultimo periodo, imbottigliamento a centrocampo. Tutto ciò denota la nostra continua incapacità di chiudere anzitempo le gare, con risultati che ci stanno davvero stretti, certo anche lo scorso anno avevamo questa condizione, questo è vero, ma lo scorso anno aveva quella fame di risultati che hanno caratterizzato il nostro cammino che poi è divenuto, alla fine, trionfale. Il ritardo in classifica, rispetto allo scorso anno, è abissale, ribadisco non bisogna fare i confronti tra le due annate, ne va della nostra autostima, però un po’ di esami di coscienza bisogna avere il coraggio di farseli, e approntare un impegno serio e opportuno, per fare un’inversione di tendenza che ci dia sicurezza innanzitutto, e poi il tutto verrà da sé. Per carità siamo solo alla sesta di campionato e abbiamo imparato a conoscere che siamo sempre sulla graticola mediatica dei giornalai che non vedono l’ora di darci il “de profundis”, è più che mai logico per lo smisurato “amore” che nutrono nei nostri confronti, però se ci mettiamo anche del nostro, dando gli assist a questi farlocchi giocolieri della carta stampata, allora è davvero la fine. Ci vuole la giusta coerenza, perché dopo tutto i campioni d’Italia siamo noi e tutto è sancito dallo scudetto che abbiamo sul petto, che deve rimane trionfo d’orgoglio, abbiamo l’obbligo di lottare, come sappiamo, sino alla fine per negare l’opportunità a coloro che tentano di strapparcelo. Una nota positiva va sottolineata: Lautaro s’è sbloccato è questo non può essere che un nostro vantaggio, ma tutta la squadra devo tornare a lottare e giocare coesi e uniti verso l’unico traguardo possibile: la vittoria! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, quest’affermazione deriva dall’ammissione in conferenza stampa del nostro mister: già caro Simone Inzaghi la gara è stata figlia di una situazione davvero cervellotica in cui non hai compreso realmente la possibilità di far male ai cuginastri. Fanno ancora più male le dichiarazioni di un Fonseca, che hai fatto divenire come il più scaltro conoscitore di calcio e grande condottiero, affermando che la sua squadra ha sempre giocato con quel modulo speculare di un quattro – due – quattro, allora sorge il dubbio, Inzaghi non ha realmente capito come avrebbe potuto far del male ai rivali? Secondo me no. Io non mi voglio ergere a sapientone e gran conoscitore del gioco del calcio, ma bastava spingere sui quinti e mettere in difficoltà gli avversari, invece lui vedendo l’inferiorità a centrocampo degli avversari, ha preferito spingere per vie centrali. Condizione questa del tutto errata, perché il Milan si copriva facendo scalare le pseudo punte a turno, con Morata che s’era incollato a Calhanoglu e Ambraham che spesso ripiegava, lasciando così scoperte le fasce dopo si poteva e si doveva spingere di più. Tant’è che le poche volte che s’è provveduto con questo modulo, sono arrivati i pericoli per la difesa avversaria da cui è nata anche la rete. Il calcio non è una scienza esatta, questo è vero, ma talvolta bisogna avere gli occhi e la giusta lucidità per leggere, tra le righe, le difficoltà avversarie. Si sono palesate delle difficoltà enormi in questo derby che poteva essere il consolidamento di una stagione che poteva ripartire alla grande, invece abbiamo dato convinzione a una squadra in difficoltà, sarebbe bastato giocare con raziocinio dando loro quel colpo di grazia che sarebbe stato nelle nostre corde. Vedendo la gara di ieri sera, mi è tornato in mento il derby di due anni fa, dove dei nostri marchiani errori hanno rinvigorito i rossoneri sino alla conquista dello scudetto. Purtroppo come ci capita spesso, subentra quella mancanza di lucidità in seno alla nostra squadra, per errori di gioco e a volte d’impostazioni dalla panchina, che ci rendono davvero vulnerabili, senza una spiegazione logica, perché forse la motivazione sta nella errata lettura della gara? Certo in campo vanno i giocatori, ma il diktat che proviene da chi guida la squadra, deve avere la possibilità di cambiare l’esito di una gara, con un comportamento e un orientamento camaleontico, consono a cambiare in un breve lasso di tempo modulo e corrispondenti azioni, quello che purtroppo non s’è visto ieri sera. La rovinosa caduta nel derby, spero non porti contraccolpi, non solo per il risultato negativo, ma in un gioco dove s’è reso palese l’imborghesimento di una soluzione calcistica fin troppo osannata dai media, da tutti coloro che hanno definito, sin dall’inizio di stagione che la squadra da battere era l’Inter, vuoi per una super rosa, vuoi dalla capacità di un tecnico capace di far giocare bene la squadra. Per carità queste condizioni si sono verificate lo scorso anno, abbiamo goduto di un gioco spumeggiante con innumerevoli azioni da rete, ma non ieri sera. Siamo stati annichiliti dagli avversari, specie nel secondo tempo la squadra è apparsa svogliata con un gioco lento e macchinoso, spesso alla mercé avversaria, tant’è che per fortuna Sommer non è capitolato nelle quattro nitide occasioni create dagli avversari, e noi? Poca roba solo da rimarcare una girata di Lautaro e il resto un elettrocardiogramma piatto. Abbiamo messo in campo tutto ciò che si doveva evitare, giocando per soli quarantacinque minuti, nel primo tempo, dove oltre alla rete di Dimarco, ci sono state altre occasioni, su tutte la spettacolare parata di Maignan su tiro di Thuram. Poca roba se si vuole vincere una gara, può andare bene se giochi contro il Monza, ma non contro chi ha fame di rinascere e farti male, specie dopo ben sei derby persi malamente, in considerazione che ne hai vinto uno in casa loro che ha sancito la vittoria dello scudetto e la seconda stella. Il Milan ha meritato alla grande questo derby, hanno avuto più fame e voglia di sovvertire il loro nefasto status quo, noi invece parafrasando una frase di Rocky III, non abbiamo avuto “gli occhi della tigre”, molto molli senza nerbo con una superiorità a centrocampo che non s’è proprio vista. Tutti erano pronti a decretare il “de profundis” a un Milan che stava arrancando sin qui, ci potevamo e ci dovevamo provare perché comunque abbiamo una rosa e un gioco consolidato, che s’è sciolto come neve al sole in una serata di fine settembre. Complice anche una situazione che già aveva compromesso la gara contro il Monza, con sostituzioni fuori da ogni opportuna logica, questa squadra non può prescindere da Bastoni (tant’è che la rete della vittoria milanista è avvenuta, da un cross in cui s’è gettato a capo fitto il difensore rossonero marcato da un Frattesi più basso di svariati centimetri), nè tanto meno di Calhanoglu e Barella, non si può cambiare tutto il centrocampo come un colpo di spugna, ci vuole ben altro: secondo me. Le statistiche ci dicono che siamo con sette punti in meno rispetto allo scorso anno, certo queste considerazioni lasciano il tempo che trovano, però questo campionato ci sta dando il leitmotiv che sarà realmente dura riconfermarsi, se poi in cinque gare porti a casa solo due vittorie e giocando non al meglio delle tue possibilità, allora sì che è impossibile. Ultima annotazione, ma non è che tutti gli elogi che sono spiovuti dal cielo, specie nella gara di Manchester, ci hanno fatto credere che siamo diventati dei super campioni? Ecco che la dura realtà invece ci ha fatto capire che non tutto piove dal cielo per grazia ricevuta, dobbiamo lavorare ancora maggiormente su quelle basi che ieri sono parse di sabbia, disintegrate alla prima difficoltà. E’ vero che s’è persa una battaglia, fondamentale per la propria autostima, ma la guerra è ancora aperta e tutta da definire. Crediamoci invertendo questo trend negativo in campionato, specie nelle ultime due gare. …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.