





E alla fine solo… felicità!
Con l’ultima gara in programma, in quel di Verona contro gli scaligeri, è calato il sipario su di una stagione davvero travolgente per i nostri colori. Alla nostra felicità della conquista di una seconda stella ampiamente meritata, s’è contrapposta quella degli orobici, vittoriosi per la prima volta nella loro storia, con la conquista di un trofeo internazionale: diciamo che il nerazzurro è di moda, sperando che nonostante il viola non sia benaugurante, questa volta riesca a disattendere il fato e premi i fiorentini con un qualcosa che lo scorso anno per un’inezia è sfuggito! Dopo questa premessa doverosa è tempo di fare i bilanci, i nostri sono più che mai positivi mentre le altre presunte big, stanno iniziando a razionalizzare del loro anno horribilis che ha portato in dote, che direbbe il mitico Mou: zero tituli! Certo è stata centrato il tanto prestigioso piazzamento Champions, ma quest’anno erano disponibili ben cinque piazze, tutto sommato alla loro portata, ma da quelle che erano state le premesse inziali, dove tutti partivano con il favore del pronostico ed erano i favoriti, tranne ovviamente l’Inter, ma alla fine dei conti, considerando i distacchi in classifica, la nostra cavalcata non ha avuti avversari degni di questo nome. In considerazione che di certo le società non erano soddisfatte dell’andamento delle loro squadre, si sono affrettate a escogitare un rivoluzionamento interno, a partire dai vari tecnici. Finita l’era del saccente Allegri a Torino, destinato a rinverdire i fasti bianconeri, toppando più che mai con un gioco mai decollato, anzi spesse volte alla mercé dell’avversario, il registro di volta porta alla panchina affidata a Thiago Motta che ben ha figurato a Bologna, bisogna però attendere per avere la conferma se riuscirà a portare ai non colorati l’entusiasmo sopito da tempo, di solito al primo anno è difficile confermarsi su altri lidi. Cosa analoga sta accadendo in casa dei cuginastri, anche loro hanno il problema del tecnico, questo francamente mi dispiace, anche perché Pioli, a suo dire, stava colmando il gap nei nostri confronti (davvero ridicolo) e poi spiace non poter più assistere alle sue perle di saggezza, su tutti allorquando fu evidente la sconfitta nel derby, l’ennesimo, esordì dicendo che nei primi 4 minuti l’Inter non era entrato nella loro area, davvero da tso. Anche i campioni d’Italia uscenti stanno cambiando padrone della panca, anche perché la loro posizione in classifica finale e la mancata qualificazione in nessuna competizione europea, con il rimpasto di giocatori, urge un cambio di rotta, affidando tutte le speranza a un condottiero navigato con il salentino Conte, chissà se riuscirà nell’intento di non far smantellare la squadra a ADL, e richiedere magari, qualche imponente impegno finanziario, magari facendogli acquistare il suo fido Lukaku. Nonostante il campionato sia finito da pochi giorni, ecco che tutto viene rimesso in discussione, tutti i consueti giornalai che si ergono a economisti, che discernono tesi a favore di questo e quell’altro tecnico supportando di presenti errori compiuti da altri nella gestione delle rose a disposizione, e in ultimo ci sono ancora coloro che gridano alla lesa maestà e di presunti torti arbitrali, che hanno premiato oltremodo i campioni d’Italia, come se l’Inter non avesse dimostrato, in più riprese, di essere la migliore in assoluto. Il cambiamento paventato s’è verificato anche in seno alla nostra società, finita l’era del Sol Levante, ecco che sul vessillo societario è iniziata a sventolare la gloriosa bandiera a stelle e strisce, con una proprietà che stante a dichiarazioni rilasciate poche ore fa, ha ribadito l’intenzione di continuare a vincere impegnando risorse utili per portare la nostra cara squadra in alto nei vertici europei più importanti. Naturalmente noi tifosi saremo più che mai contenti di queste dichiarazioni, continuando in vittorie che ci daranno sempre più che mai prestigio, ma abbiamo l’obbligo di non dimenticare che il “presidente ragazzo”, acerbo si ma si è rivelato un ottimo condottiero, è stato lo straniero più vincente, in assoluto, della storia nerazzurra e forse italiana, con il senno di poi poteva rimpinguare ancor di più il suo e il nostro palmares, ripensando alle due finali europee perse in finale. Dobbiamo davvero ingraziare Zang e tutta la famiglia Sunning per quell’entusiasmo che hanno trasmesso alla Milano che conta, quella nobile che non ha mai conosciuto l’onta di nessun scandalo o retrocessione che sia, il nerazzurro che predomina sempre più non solo su Milano, sull’Italia intera. Non ci resta che ricaricare le pile e affidarci sapientemente nelle mani di Marotta, Ausilio e Inzaghi, sapranno con cognizione di causa darci tante altre soddisfazioni, nel frattempo c’è un Italia da sostenere nei prossimi Campionati Europei in Germania, perché con la nazionale ci sono dei nostri paladini che non si risparmieranno sicuramente! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Leggi TuttoBrividi e… lacrime nerazzurre!
L’apoteosi culminata nella gioia immensa per il traguardo raggiunto, alla fine è fragorosamente esplosa alle venti circa, di una domenica di metà maggio, che ha sancito ufficialmente la seconda stella nerazzurra. Della gara c’è poco da dire, tipica di fine campionato, nonostante tutto, come al solito abbiamo creato tanto, ma dobbiamo solo fare il mea culpa per un difetto di precisione, ma quando tutto ciò si stava avverando, con tiri ben indirizzati verso la più semplice delle conclusioni, ecco che sugli scudi è salito il portiere laziale, capace di fare degli interventi davvero prodigiosi e stilisticamente perfetti. Però come ci accade spesso, al minimo errore veniamo puniti, esempio la rete del giapponese Kamada che, solo soletto, ha mirato e infilato un Sommer apparso non del tutto irreprensibile come altre volte, anzi non è per nulla esente da colpe, però tutto sommato la gara è stata piacevole, s’è notata nei ragazzi la voglia di non perdere la gara, che per carità, una sconfitta che non avrebbe compromesso nulla, tant’è che tutto già da tempo era stato acclarato. Nel secondo tempo non si sono annotate azioni concrete da rete dei laziali, mentre i ragazzi hanno iniziato a pigiare sull’acceleratore, con altre occasioni ben costruite, compreso il palo colpito da Lautaro di testa, che avrebbe meritato maggiore fortuna. Per fortuna al tramonto di una gara, all’insegna della gioia e di quell’amicizia vissuta sugli spalti dalle due tifoserie, c’ha pensato l’olandese Dumfries a gonfiare la rete, chiudendo il risultato su di un pareggio più che giusto. Al fischio finale tutto il pubblico non attendeva altro che porre l’accento su quell’entusiasmo atteso da tempo, sulla celebrazione di quei ragazzi, di quegli uomini, prima che fantastici calciatori, che hanno fatto un campionato meraviglioso, continuando un percorso iniziato ben tre anni fa, fatto di un bel gioco espresso in continuità d’intenti e di aiuto reciproco, inculcato da un allenatore forse fin troppo bersagliato dalla critica e da taluni tifosi nerazzurri, anche io talvolta non gli ho lesinato critiche, ma solo chi non ha la giusta razionalità per capire di aver errato in valutazioni, può cambiare idea e io l’ho fatto, e ritengo che il buon Simone Inzaghi, ha tutto il potenziale per insegnare calcio ad alti livelli, ne è la testimonianza certificata in questi anni di milizia nerazzurra. Il ciclo è stato aperto e credo che se l’intelaiatura di questa squadra rimarrà tale, saremo sempre la squadra da battere e potremo con le dovute e opportune modifiche restare la bellissima squadra ammirata sinora. Già le premesse ci sono, con gli acquisti di Taremi e Zelisky su tutti, se poi si acquisterà un portiere degno di questo nome, per carità Sommer ha tirato la carretta in più di una gara, ma è opportuno pensare al futuro e ritengo che il brasiliano Bento potrebbe essere la pedina giusta in questo senso. Certo ci dovrebbe essere una seconda punta da inserire nell’organico e poi con dei maestri quali Marotta, Ausilio e il resto dei protagonisti vincenti del mercato nerazzurro, possiamo stare sereni, loro sapranno inserire i giusti innesti in una squadra vincente, aggiungendo altra classe a quella già esistente. Dell’aspetto societario non vorrei esprimere alcun giudizio, anche se il ragazzotto Zang poteva gestire meglio tutta la questione societaria, lasciata impavidamente nelle mani a stelle e strisce, per una manciata di poche centinaia di milioni, che verrà gestita al meglio e rivenduta al miglior acquirente, perché l’Inter attuale è appetibile da tantissimi miliardari, sanno che i ricavi, così facendo e con questa politica, saranno sempre più corposi. Ora però concentriamoci su quella che è stata la festa finale. Bellissima la coreografia che il popolo nerazzurro ha offerto a tutto il mondo calcistico, da brividi quell’ovazione finale tributata ai ragazzi al fischio finale, come quando il capitano Martinez, ha alzato al cielo quella coppa che c’è sfuggita per un’inezia due anni or sono, ma che ora farà la sua bella presenza nella nostra bacheca, già ricca e fornita, insieme ai tanti altri trofei, specie con quelli conquistati in questi ultimi tre anni. Bellissima la passerella dei ragazzi, chiamati ad uno per uno dallo speaker, di avvicinamento al giusto riconoscimento, quella medaglia individuale da sfoggiare con orgoglio. Quella passeggiata orgogliosa verso il podio, stringendo nel contempo le mani di tutte quelle persone accorse per complimentarsi con loro, non solo lo staff dirigenziale e tecnico, ma anche uomini di spettacolo e cantanti. Non vi nego che mi sono sentito immerso in quella festa e seppur a distanza l’emozione è stata davvero immensa, con alcune lacrime di gioia che hanno solcato le mie gote, mai come ora sono orgoglioso di questi ragazzi che hanno segnato una pagina storica di questo club, quella seconda stella che brillerà in cielo e non sarà mai offuscata da nessuno, perché l’Inter nutre del nostro amore incondizionato e non sarà mai sola! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Leggi TuttoQuesta è… l’Inter!
Dimenticando Sassuolo, si può riassumere con questa citazione la gara disputata dai ragazzi allo Stirpe di Frosinone. Si è rivesta quella squadra che ama giocare e divertirsi, soffrendo tutti insieme e gioendo all’unisono, per le reti prodotte. Guardando la gara di ieri sera è apparso davvero palese la situazione emotivamente rilassata che i ragazzi avevano in corpo giocando la volta scorsa, allorquando non hanno avuto la meglio di una squadra davvero modesta come gli emiliani, tutt’altro lignaggio invece i gialloverdi ciociari, capaci di metterci in difficoltà con azioni ben manovrate e si è giunti all’ennesimo clean-sheet stagionale, è solo per le belle parate, risolutive, di Sommer. Certo la traversa colpita da Cheddira è sintomatica della loro pressione, cercando di recuperare il punteggio, che in quel preciso momento li vedeva sotto per 1 a 0, ma anche la traversa colpita in pieno da Bisseck, a portiere pressoché battuto, fa la pariglia. Smaltita la sbornia di emozioni, a seguito del ventesimo scudetto culminata con la sconfitta di Reggio Emilia, si sono riviste quelle giocate da vera Inter, con la dovuta profondità e accelerazioni improvvise, a cui i giocatori ciociari non hanno saputo porre rimedio né freno, emblematica è stata la rete di Thuram, al tramonto della gara, che ha formalizzato la fantastica manita conclusiva. Certo a mio modesto parere, il risultato per Di Francesco e compagni è stato forse un po’ troppo esagerato, ma quell’essere cinici dei ragazzi ha posto, sul campo, le opportune disparità di condizione e classe. Sono certo che in altre situazioni, con opportuno realismo e senza un turn-over così massiccio contro il Sassuolo, avremmo dato la giusta spallata verso il loro inferno che si chiama serie B, ma questa purtroppo è un’altra storia a cui, per una questione di mera giustizia verso gli altri club, non siamo riusciti a giocare e produrre il nostro consueto schiacciante gioco. Ieri sera si sono verificate due condizioni importantissime: per primo Lautaro è tornato al goal, con la sua 24esima perla in campionato, insieme al suo compagno d’attacco Thuram andato in rete anch’esso, sempre più indispensabile nell’economia della squadra, ma consentitemi di esprimere un mio personale giudizio, più che positivo, per due giocatori che in quest’annata hanno avuto poco spazio, mi riferisco al gigante Bisseck, ma soprattutto Buchanan, autore di una bellissima rete, mostrando a tutti di quello che è capace di fare, ritengo visto le sue qualità, in proiezione della prossima annata, sarà sicuramente quel braccetto che tornerà utile, specie se avrà una maggiore continuità d’impiego. Tutto è bene ciò che finisce… meglio, a piccoli passi ci stiamo avvicinando al traguardo finale, cioè la consegna del meritato titolo, il trofeo destinato alla squadra vincitrice del campionato, che avverrà domenica 19 al termine della gara interna contro la Lazio. Mattoncino dopo mattoncino stiamo erigendo un muro sul quale apporre tutti i nostri meritati record, sinora ce ne sono stati davvero tanti, ma la nostra fame d’essere i migliori in assoluto, ci porterà a conquistarne altri, menzionandoli con orgoglio alla fine dell’ultima giornata, in quel di Verona. Davvero smisurato l’amore per questa squadra, per questi colori, capace di portare allo stadio una marea di persone festanti, pronte a inneggiare i campioni nel modo migliore, con quel tifo che non è mai venuto meno, non solo quest’anno, ma da tempo immemore. Se ci fosse stato uno stadio da 200.000 posti, sono certo che sarebbe stato riempito, anche perché i tagliandi per assistere all’ultima gara casalinga, sono stati disintegrati in poco tempo con l’ennesimo sold-out. Noi nel nostro piccolo, assisteremo all’epilogo festante, tutti insieme, gioendo e cantando con il pensiero rivolto a loro immaginando di essere a Milano e festeggiare tutti insieme ai nostri beniamini, perché l’Inter non è per tutti e si ama a prescindere. …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Leggi TuttoUna nota di demerito!
Dopo la scorpacciata di festeggiamenti e con la pancia piena, si perdono gli opportuni riferimenti che hanno caratterizzato un campionato giocato ai massimi livelli, se poi la concentrazione, sviata da tutto il bello che è arrivato viene meno, ecco che arriva una sconfitta davvero cervellotica, per come s’è sviluppata e ha avuto la naturale conclusione, ma partiamo dall’inizio. Incomprensibile il turn-over fatto da Inzaghi, non sappiamo la reale motivazione, non crediamo che qualcuno avrebbe dovuto per forza tirare il fiato, ma c’è modo e modo per mettere in campo una formazione equilibrata, lui ci ha già abituato a simili formazioni, specie in Champions, ma avere il braccino corto, in questo momento contro una formazione, quella neroverde, davvero scarsa è apparso veramente deleterio, e poi giocando in quel modo, ha significato dare adito agli emiliani di credere ancora nella salvezza. Ritengo che il popolo nerazzurro sia ancora adirato per quello che è accaduto, specie allorquando circa tre anni fa, tipicamente tenendo fede al proprio nomignolo, gli emiliani si sono letteralmente scansati concedendo una vittoria ai cuginastri, gioendo con loro per la vittoria dello scudetto. Invece ritengo che sabato non abbiamo avuto quel carattere tipico per dare il giusto spintone a questi servi di potere, per farli scivolare in una categoria che meritano senza ombra di dubbio, anche perché contro di noi fanno sempre la gara della vita, speculando sui nostri errori facendo poi le barricate. Certo sabato sera ci abbiamo messo del nostro: vero caro Inzaghi? Non si può proporre ancora una volta un giocatore, nella fattispecie Dumfries, che non ha nerbo, che non sa neanche dove si trova e cosa fare, commettendo quegli errori che vengono subito depennati, dal dna dei giocatori, anche in categorie inferiori, contrastando in maniera goffa l’avversario, lasciandogli la palla che viene lavorata per il passaggio da rete all’avanti emiliano. Caro Inzaghi non aveva senso fare dei cambi quando devi solo preparare una gara alla settimana, poi con questa sconfitta secondo me annunciata, si doveva far meglio perché ci sono dei record che dovevano rimanere nella storia, invece rimarrà questa macchia indelebile, di aver perso, con ben 2 sconfitte di misura, in campionato contro la stessa squadra, manco fosse il Real Madrid, ma lo “Scansuolo” con simpatie rossobianconere. Quest’atteggiamento è tipicamente italiano, chi ha ormai raggiunto il proprio obiettivo, lascia sul terreno di gioco spazio agli avversari, ma così non va per niente bene, in considerazione che siamo nettamente superiori agli emiliani e con forza dovevamo affermarlo. Dovevamo lottare come sappiamo, cercando di vendicare la sconfitta dell’andata, per il bene dei nostri colori e per il bene di un campionato che deve essere giusto, senza favorire questa o quella squadra, anche perché perdendo questa gara, con assoluto demerito e con giocatori oramai in vacanza, si dà adito a ombre che si addensano sul nostro capo che non ci fanno assolutamente bene, per la lealtà assoluta di questo campionato, nel rispetto in primis di tutte quelle squadre che ancora lottano per sopravvivere e rimanere nella massima serie. Ecco la motivazione che ti fa arrabbiare perché proprio al Sassuolo non si doveva dare questa possibilità, ora per equità si devono dare punti anche a Frosinone e Verona, quindi allora perché non mettere in campo la formazione titolare? Stento a capire le opportune dichiarazioni di facciata, tanto durante tutto il campionato chi ha giocato meno ha comunque avuto le proprie possibilità di giocare, di subentrare ed essere utile alla squadra. Ancora una volta ieri s’è visto chi non è utile alla squadra, tutti quei giocatori che saranno ceduti e che ieri hanno cincischiato senza affondare con utilità. Tanto è risaputo che i vari Sanchez, Klassen, Arnautovic e compagnia bella non saranno riconfermati, mi chiedo aveva senso dargli spazio? Non comprendo questo atteggiamento, bisogna però prenderne atto e non vorrei che Inzaghi ora si senta in predicato di non far giocare più titolari i vari: Dimarco, Calhanoglu, Thuram, Darmian, con Barella e Mkhitaryan a mezzo servizio, caro mister noi siamo l’Inter e ovunque saremo seguiti da uno stuolo di tifosi che vogliono continuare a divertirsi, ma con mezza formazione in campo questo non avviene di certo. Mancano tre gare, quindi lasciamo da parte il turn-over, se proprio non necessario per infortuni o squalifiche, in campo sempre i migliori dimostrando di essere di gran lunga i più forti: siamo noi i campioni d’Italia, con le due stelle nere brillanti nell’azzurro cielo!!!! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Leggi Tutto… e la festa continua!
Dopo la conquista del nostro 20esimo scudetto in casa dei cuginastri, sbattendogli in faccia la nostra gioia per la conquista della seconda stella, con quell’evidente supremazia cittadina e con ancora addosso l’emozione a mille per aver dimostrato ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno, la nostra schiacciante superiorità palesata con la vittoria del sesto derby vinto consecutivamente. Nonostante gli altri esponenti delle tifoserie opposte, che continuano ed essere rosi dall’invidia, con quel vivido dolore per la nostra infinita gioia, tutto pareva far passare in secondo piano, anche la gara del lunch match domenicale, che ci vedeva opposti all’unica squadra di Torino, quel Toro indomito, che voleva giocarsi delle residue chance europee. Mi piace rimarcare la correttezza granata, che ha effettuato il così definito “pasillo de honor” tributando il giusto merito della vittoria all’Inter. Ma i ragazzi dinanzi alla fantastica cornice di pubblico, di tifosi festanti, che ha gremito lo stadio in ogni settore, non volevano mancare una vittoria che alla fine è stata più che meritata, presupponendo quella festa che era stata preparata appena la matematica ha espresso il suo verdetto. Della gara ancora una volta bisogna rimarcare la forza dei ragazzi, che dopo un primo tempo sonnacchioso, di contro c’è stata una ripresa che ha mostrato il carattere di un’Inter famelica che non ha perso tempo e una volta notato il pertugio giusto, ha affondato i colpi necessari per vincere la partita. Certo ora tutti i commenti dei nostri avversari, avranno affondato i loro artigli, nella becera convinzione, che ancora una volta siamo stati aiutati dal Var, tanto poco c’importa, volevamo la vittoria e tale è stata, noi continuiamo a gioire e loro continuano a rosicare, con il se e con il ma non si va da nessuna parte, tant’è che i ragazzi hanno sciorinato un bel gioco da sempre e non solo quest’anno, con Inzaghi da quasi un triennio. Forse quest’anno siamo stati più continui, con la consapevolezza che uniti si poteva ambire a un qualcosa d’importante, che meritatamente s’è verificato, uno scudetto più che mai voluto con quella seconda stella che brillerà sempre più nel nostro cielo azzurro, posandosi sul quel nero che simboleggia la notte, colori fantastici della nostra maglia, e che farà compagnia alla sua gemella sullo scudetto cucito con orgoglio sul nostro petto. Neanche il più becero dei commenti, dei nostri antagonisti, potrà toglierci ciò che abbiamo ampiamente meritato sul campo, la forza di cui disponiamo è la nostra certezza che ci fa credere in un gruppo forgiato nella coesione e nell’aiuto reciproco, perché in squadra ci sono tanti giocatori indispensabili, e non solo i titolari, facendo fronte comune verso l’unico traguardo possibile: la vittoria! Lo scudetto è il premio significativo di tutti i sacrifici che vengono compiuti durante tutto il campionato, che specie quest’anno, è stata una cavalcata di emozioni, schiacciando l’avversario di turno sotto i colpi, non solo del reparto avanzato, ma di una coralità di uomini, prima che essere giocatori. La gara ha rimarcato, ancora una volta, la visione di gioco di un centrocampo, il migliore in Italia e senza l’ombra di essere smentito, forse uno dei migliori in Europa che ieri ha posto in evidenza un giocatore fantastico come il “Sultano” Hakan Calhanoglu, autore di una doppietta, ma la cosa che mi è piaciuta tantissimo è stata la predisposizione di voler lasciare il rigore al capitano, per fare in modo che si sbloccasse, visto che da febbraio non marca una rete. In tutta risposta Lautaro ha risposto che il rigorista principe era lui, e avrebbe dovuto calciare lui. La sentenza Chala capace di trasformare il sedicesimo rigore consecutivo, ma sugli scudi era palese che ci andasse lui, ma sono tutti i ragazzi che meritano un sicuro plauso. Dopo la gara la festa in campo è stata la continuazione di quella impostata lunedì scorso, anche se il livore milanista voleva far sottacere la nostra gioia, con la loro scelta cervellotica di mettere a manetta la musica tecno per cercare di coprire i nostri cori festanti, ma non hanno potuto fermare né frenare la nostra gioia immensa. Il pomeriggio è proseguito fuori dallo stadio, con cori festanti, in attesa dei campioni negli autobus scoperti, che hanno fatto il percorso tra due ali di tifosi che hanno accompagnato il corteo sino a Piazza Duomo, dove s’è raggiunta l’apoteosi sino a notte inoltrata. Tutto molto bello ed emozionante, con la consapevolezza che continuerà sino alla consegna del trofeo, che si terrà in occasione della gara interna contro la Lazio, noi ci stiamo preparando a esultare ancora una volta, allorquando il trofeo verrà levato al cielo dal nostro capito, il “toro” Martinez che verrà consacrato, con tutta probabilità, re dei bomber del campionato di serie A, cosa volere di più? Nulla, perché i numeri di questa squadra parlano chiaro, tutta l’Inter farà festa in un amore incondizionato con i nostri tifosi da tutta Italia!!! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Leggi TuttoLa festa delle due stelle brillanti!
Che bello è, quando in una sera di fine aprile, si raggiungono determinati traguardi, in casa di chi riteneva di fermarci. Che bello è conquistare, non solo lo scudetto ma la seconda stella, festeggiando dinanzi ai cuginastri non c’è emozione migliore e disintegrare il loro ego con la sesta affermazione di seguito nel derby, come si dice in questi casi giocando il match point: gioco, partita e incontro!!! Anche ieri sera i ragazzi hanno quasi fatto la partita perfetta, se non altro con quel piccolo patema d’animo del finale d’incontro, certo non cambiava nulla neanche con il pari, ma vincere così non c’è paragone, ne prezzo. Come ci è già capitato quest’anno, creiamo tantissimo e sbagliamo l’impossibile, se nel primo tempo l’abbiamo chiuso con il risultato striminzito di 1 a 0, é solo per due fattori determinanti: il primo per la bella parata di Sommer su girata di Calabria, il secondo per la scarsa precisione dei nostri attaccanti (Lautaro e Thuram) e centrocampisti (Mkhitaryan), forse poi è subentrata la consapevolezza di reagire ed essere più concreti, tant’è che dopo pochi di giri d’orologio, ecco che il meraviglioso Marcus mette a sedere la difesa milanista, quindi piazza un fendente sul palo del portiere avversario, che gonfia la rete: fantastico! Così la seconda stella s’è palesata e resa molto più vicina, ha accarezzato la nostra maglia, posandosi dolcemente accanto all’altra, in una bella accoppiata che illuminerà il nostro futuro cammino. Mi ritengo molto fortunato, come tanti altri tifosi, ho assistito a eventi fantastici quasi memorabili, dalla conquista del triplete (sinora unico in Italia), per poco non si portava a casa la quarta Champions, ma per fortuna ora c’è stata la conquista della seconda stella, cosa c’è di più bello di questa fantastica vittoria e volere di più? L’orgoglio di aver superato chi si credeva l’essenza di Milano, ma noi abbiamo e siamo molto di più, dalla nostra c’è la coerenza di essere una squadra compatta, lasciando agli altri ogni chiacchiera, preferendo i fatti a ogni sorta di lamentela e invettive varie contro presunti complotti, come hanno sempre fatto tutti gli altri, ma noi siamo l’Inter e il resto non conta. Anche ieri sera ci hanno provando a far scivolare la gara in una sorta di combattimento fisico, forse ritengo che il direttore di gara non è stato proprio all’altezza del compito che il designatore gli aveva affidato, facendo le cosiddette pulci al suo operato, non m’è piaciuta la sua difettosa disomogeneità nelle valutazioni in campo. Ha permesso un certo gioco scorretto con falli al limite del regolamento dei milanisti, nella fattispecie di Gabbia, che ha letteralmente picchiato “Lautaro” prima, e poi chiunque arrivasse dalle sue parti, con un’ammonizione per un fallo, da macellaio, che poteva essere da rosso (netto colpo di gomito, intenzionale, sul volto di Lautaro). E quando serpeggiava un certo malumore di manifesta inferiorità nei nostri confronti, i cuginastri hanno pensato bene di caricare maggiormente di tensione la gara, senza un motivo ben preciso, sia ben chiaro forse si sentivano maggiormente frustrati perché non riuscivano a prendere il bandolo della matassa e tale impotenza è sfociata nella rissa creata dal guerrafondaio Hernandez, che se l’è presa con Dumfries reo di aver difeso Darmian da un netto fallo, nei suoi confronti, di Leao: davvero assurdo il comportamento del francese. Invece dell’isterica pantomima di Calabria che dopo aver colpito volontariamente Frattesi con una manata in pieno volto, ne vogliamo parlare? S’è rivolto al direttore di gara come un cherubino con il fare di chi non ha compiuto alcun fallo, forse lui dimentica che ci sono comunque tante telecamere, che hanno immortalato l’insano gesto. Come può una squadra in modo forsennato per soli dieci, al massimo quindici minuti, e pretendere di aver ragione dell’avversario? A volte può anche accadere, ma non è sempre Natale cari cuginastri, ora vi toccherà stare attenti al vostro secondo posto in classifica, ci sono squadre che al momento sono più in palla di voi, su tutte il Bologna ma anche l’Atalanta e chissà se queste squadre non gli facciano la festa in queste ultime cinque gare di campionato? Ai posteri l’ardua sentenza, tant’è che i rossoneri dovranno affrontare i non colorati torinesi, senza mezza difesa, ribadisco ben gli sta: chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Ma se questa parte di Milano piange a dirotto, la parte che m’interessa gode a più non posso, per aver sconfitto per la sesta volta di fila coloro che si ritenevano alla nostra stessa altezza, ma ce ne vorrà di tempo sino a che tutto venga dimostrato, per il momento noi ci godiamo il momento e lo faremo ancora per parecchio, perché il ciclo è appena cominciato e ritengo che se il buongiorno è questo, ci sarà da divertirsi ancora per molto. Grazie ragazzi per quello che ci avete donato in questa serata di fine aprile, rimarrà indimenticabile nel tempo, perché voi avete scritto la storia di un club che ha una fama atavica di vittorie, con noi tifosi che vi sosterremo sempre con orgoglio e amore incondizionato: sempre forza Inter. …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
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