A bocce ferme possiamo trarre le dovute riflessioni: una partita in meno con lo stesso distacco dalla seconda, in fin dei conti questo ci ha detto la conclusione della settima giornata di ritorno del massimo campionato. Sicuramente i detrattori nerazzurri staranno storcendo il naso per il gioco espresso dalla squadra stasera, questo è innegabile però mi vengono in mente campionati, che si sono vinti nei precedenti anni, in cui si vinceva la maggior parte delle partite per un solo e unico goal e poi difesa impenetrabile e il risulto in cassaforte. Ora che in questa gara l’Inter ha espresso una qualità impagabile nell’asse difensivo, tutti a gridare allo scandalo. E poi ritengo che giocare contro l’Atalanta al momento attuale non è facile per nessuno, ne sanno qualcosa i cugini che hanno preso ben tre pere in casa loro. Credo che comunque vincere queste gare, seppur in sofferenza direi quasi in apnea, ti dà un’autostima infinita anche perché si è vista ancor più cementata una coesione di squadra mai vista sinora, nella sofferenza ci si da una mano tutti insieme. Però analizzando l’immensa gara difensiva dei ragazzi, voglio porre un’attenzione specifica sulla preparazione che Gasperini ha fatto in questa gara. I professoroni e commentatori sportivi hanno posto l’accento sulla gara difensiva dei ragazzi, questo è vero ed è alquanto innegabile, però non tutti hanno menzionato il sacrificio di Lautaro specie nel secondo tempo, ma ancor di più delle occasioni nitide che ha avuto il nostro armadio di ebano che ha perso, per ben due volte, il passo decisivo per andare in rete. Questo è accaduto per il semplice motivo che è stata adottata una marcatura speciale su Lukaku, direi asfissiante e tal volta raddoppiata, nella quale è stato proibitivo fare molto di più. Tal volta sono queste le gare che, portate a casa, danno la consapevolezza di un qualcosa che si può avverare, perché vincere una partita diciamo sporca, contro un avversario di grandissimo spessore, ti rende più forti e consapevoli di ciò che si potrebbe fare in futuro. Sono contento che l’abnegazione della squadra verso la vittoria abbia rafforzato quella cinicità difensiva che molto spesso è mancata agli attaccanti, ecco perché sugli scudi vanno in primis tutto il reparto difensivo, nel quale primeggia Handanovic autore di un paio di belle parate e poi Skriniar per l’essersi trovato pronto al momento giusto e al posto giusto. Mi rendo conto che magari il pari sarebbe stato un risultato ugualmente accettabile, questo è fuori discussione, io non sono un becero tifoso che non guarda quella che è la realtà, per questo da sportivo/tifoso, dico che alla fine la gara ha prodotto questo risultato e deve essere accettato, io né sono felicissimo, altri credo non lo saranno. Per il resto tutta la squadra ha fatto una partita di grandissimo sacrificio, concedendo pochissimo alla Dea. La serata di un lunedì sera ha determinato la consapevolezza che agli orobici sono state cancellate ogni tipo di velleità di rientrare nella corsa scudetto, e alle inseguitrici che dovranno ancora sudare le così dette sette camicie e forse più, per sperare di riagguantarci. Siamo noi gli artefici del nostro destino, allo stato attuale non credo che le squadre che ci seguono riusciranno a farcelo cambiare, a meno che subentri qualche agente esterno, ma a questo non voglio pensarci sarebbe davvero deleterio se ciò si verificasse. L’Inter ha sempre vinto dando battaglia, lottando sempre uniti contro tutti e contro tutto, com’è sempre stato e come credo ancora sarà. Ultima annotazione, in questa gara vi è una dedicata speciale per i 113 anni della fondazione, in quel lontano 9 marzo del 1908, in un ristorante mitico di Milano, “l’Orologio” ci furono le premesse e si gettarono le fondamenta per un progetto ambizioso, si unirono dissidenti rossoneri e formarono quella che è allo stato attuale l’unica società di calcio della massima serie, che può fregiarsi di un palmares invidiabile, ma ancor di più di essere l’unica squadra in Italia ad aver disputato tutti i campionati di massima serie e di aver vinto 5 trofei in un solo anno calcistico con un triplete, che fa togliere il sonno a tantissime altre squadre. L’Inter unico amore incondizionato, voglio chiudere con una frase del mitico Giacinto Facchetti, a cui il nostro club è dedicato: “ci sono giorni in cui essere interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore.” …Amala!!!!
Il posticipo della giornata infrasettimanale della sesta di ritorno, ci opponeva all’ostico Parma, in casa loro. Che la gara non fosse semplice lo si sapeva anche perché, senza una spiegazione plausibile e logica, abbiamo sempre sofferto l’undici ducale. Come volevasi dimostrare pronti via, la prima occasione è stata gialloblu, non un intervento eccezionale per carità, ma il buon Samir si l’è cavata egregiamente. Volendo considerare anche un colpo di testa del rumeno Man, che non credo sia stato voluto quel colpo di testa che ha sfiorato il palo, di fatti il Parma non ha più impensierito il nostro portiere, anzi siamo stati noi che a più riprese abbiamo mancato una rete che, stando a quello che si è visto in campo, sarebbe stata ampiamente meritata. Tutto sommato i ragazzi hanno giocato discretamente, leggermente sotto tono rispetto alle precedenti gare, però erano sempre sul pezzo come si suol dire in questi casi. La manovra è stata avvolgente come al solito, ma un po’ più lenta, e anche vero però che i ducali pressavano a tutto campo, cercando quelle ripartenze che potevano essere letali, ma che i ragazzi puntualmente hanno neutralizzato. Il Parma era schierato in campo con un falso nove, non vi erano attaccanti di ruolo, specie nella prima ora, e questo ha fatto sì che i nostri tre centrali, potevano agire di rimessa spingendo sino ad oltre la metà campo avversaria, specie Skriniar che Bastoni. A proposito del ragazzotto mi sta piacendo sempre più, è dotato di un piede sinistro non male e un’intelligenza tattica rara per un difensore, capaci di fare degli assisti precisi e in profondità, davvero un ottimo acquisto che quest’anno è esploso con tutta la sua classe. Si nota perfettamente che l’anno in prestito proprio ai ducali gli ha fatto bene, se questi sono i benefici che sta dimostrando. Il bivio rappresentato dalla gara del Tardini era fondamentale per affrontare le successive, anche perché superato questo scoglio alquanto insidioso per i nostri colori, tutto fa presupporre che il resto, non dico che è cosa fatta, ma possiamo essere concentrati e fare meglio. Ieri per verità di cronaca non abbiamo disputato una delle più belle gare giocate sinora, ma è anche vero che quando i ragazzi hanno pigiato sull’acceleratore, non c’era nessuno che poteva opporre resistenza. I difensori del Parma si sono accorti della potenza fisica del nostro armadio di ebano, non sono riusciti a contrastarlo specie quando di prepotenza s’è involato verso la porta di Sepe, e dopo aver disorientato tutti coloro che l’inseguivano, ha regalato un assist al bacio per il cileno Sanchez. Spettacolo puro! Bella partita del “nino maraviglia”, giocatore che per generosità non è secondo a nessuno mettendosi al servizio della squadra, poi ieri sugli scudi perché autore di due reti. Conte temeva questa gara a ragion veduta e avendo vinto, da più forza all’autostima del gruppo, consapevoli che le prossime saranno solo delle battaglie infinite con coloro che vorranno metterci uno sgambetto e farci cadere. Noi non dobbiamo far alimentare in quelle squadre che ci seguono, quella possibilità di rivalsa, dobbiamo stroncare sul nascere ogni loro velleità nei nostri confronti, perché abbiamo ancora tredici finali da compiere e se saremo stati bravi allora avremo il meritato premio, ma non voglio pensare minimante ad altro. Io credo in questo gruppo e devo fare il mea culpa se talvolta ho criticato Conte e quel suo essere “gobbo”, si sta dimostrando un professionista serio (certo con lo stipendio che si ritrova vorrei vedere se non lo faceva), che tiene al suo progetto e ha dato a questa squadra una mentalità nuova, che non si può comprare al supermercato, è insita nei campioni. Lui ha trovato il modo di farla venir fuori al momento giusto, curando l’aspetto umano di ognuno, facendo capire che bisognava mettere in primo piano il “noi” anziché “l’io”. Ora si vedono i frutti ed è un bel vedere, la corazzata nerazzurra viaggia con ben 62 reti realizzate, score che non si vedeva da tantissimi anni e se gli sforzi sono finalizzati verso la ricerca costante della rete, questo vuol pur significare qualcosa? Sicuramente si, che la squadra è coesa e remano tutti verso un ambito traguardo che manca da sin troppo tempo a Milano, quella sponda del naviglio che ha una voglia matta di gioire e godere, sventolando quei vessilli da troppo tempo arrotolati. Noi crediamo fermamente in voi, ragazzi avanti così: saremo sempre orgogliosi della nostra cara e amata Inter!!! …Amala!!!!
L’inedito turno di campionato del venerdì, ci opponeva alla Fiorentina nel suo stadio, e dopo l’amara sconfitta nella semi-finale di andata di coppa Italia, ci si aspettava una prova di carattere che in un certo senso c’è stata perché, si è vista almeno per 45 minuti o poco più, la vera Inter. Ma facciamo un passo indietro, ritornando allo sciagurato martedì ci coppa. La gara ha mostrato ancora una volta di come l’Inter riesce a fare autolesionismo al cospetto dei campioni d’Italia in carica, che non hanno dovuto impegnarsi, in modo esasperato, con azioni manovrate e senza fornire le tante e paventate occasioni da rete come ci si aspettava, ferita nell’orgoglio e speranzosa di una rivincita per quella sconfitta rimediata in campionato, anzi tranne una sola parata di Handanovic, il portiere più impegnato è stato Buffon. Abbiamo fatto tutto noi, con lo scellerato strattone di Young ad un Cuadrado che non aspettava altro per esibire le sue doti migliori: la sceneggiata. Certo l’inglese ha reiterato lo strattone e il rigore c’era tutto, ma non riesco a comprendere l’amnesia di Handanovic che è uscito dalla sua area, benché Bastoni, con un cenno eloquente della mano, gli abbia indicato di restare nella sua area, ma oramai la frittata era stata fatta e Ronaldo non gli era parso di vero di insaccare il generoso regalo ricevuto dalla retroguardia nerazzurra. La cosa però che mi fa specie, mi riferisco a quei giornalai di RaiSport che hanno osannato i torinesi con un gioco spettacolare e la fantastica doppietta del portoghese, forse io allora ho guardato un’altra gara, perché tutto questo divario in campo, non l’ho per niente visto. E non parlo da tifoso interista, perché se c’era una squadra che avrebbe dovuto portare a casa la vittoria era senza ombra di dubbio l’Inter, invece l’undici meneghino deve fare l’ennesimo mea culpa per le tante occasioni create e per quei regali consegnati all’odiato team torinese, che hanno fatto sì che vincessero una gara con mezzo tiro in porta. Dopo queste precisazioni che secondo me erano dovute, veniamo al racconto della gara di ieri sera. Primo tempo disputato con un ritmo alquanto blando, quasi in surplace, ma senza tralasciare il senso stesso della gara, in quanto era primario ottenere la vittoria. Sin dall’inizio l’intraprendenza di Barella è apparsa palese, e dopo le schermaglie iniziali e un intervento prodigioso del portiere viola ecco che il buon Nicolò ha eseguito un perfetto tiro a giro che ha finito la sua corsa lì dove il portiere non ci sarebbe potuto arrivare. Menzione speciale per il giocatore sardo, che in ogni gara è sempre tra i migliori, corre e si danna l’anima per quattro, sempre sul pezzo davvero vale il prezzo pagato del cartellino, e vista l’età non può che migliorare ma già così è un piacere guardarlo giocare. La gara tutto sommato era nelle nostre mani, e dopo uno spavento, con un prodigioso doppio intervento di Samir il primo tempo si concludeva, con la consapevolezza che nella ripresa si sarebbe visto ancora tanto calcio. In effetti l’Inter ha pigiato sull’acceleratore, confezionando diverse occasioni che hanno messo in evidenza le qualità del portiere gigliato che nulla ha potuto sull’azione, che ha rimpinguato il punteggio, nel caso del raddoppio. Dopo un primo tempo senza infamia e senza lode, ecco che sono esplose le qualità di Hakimi divenuto l’incubo del suo dirimpettaio fiorentino. Ma non solo, si è rivista una certa vivacità di Perisic e non certo esclusivamente per la rete, peraltro facile, da spingere solo nel sacco quel delizioso cioccolatino confezionato dal marocchino, ma tutta la squadra è entrata in campo consapevole di quei tre punti necessari per la nostra classifica, non sarà nulla per carità, ma per ben due giorni saremo in vetta della classifica, da soli scavalcando i cugini, confidando magari in un loro mezzo passo falso, in casa con il fanalino Crotone. Comunque i presupposti messi in campo dai ragazzi hanno dato quella consapevolezza che, giocando a calcio tutti uniti verso un unico obiettivo, lo si raggiunge in sicurezza. Bisogna ripartire da questi basilari concetti se si vuole compiere l’ardua impresa, abbiamo visto che i torinesi non sono imbattibili basta non fare altri regali, la testa deve essere a pieno regime senza alcun vuoto di memoria e fare tesoro degli errori commessi, per non ripeterli. Non ci sono scusanti né appelli se vogliamo raggiungere uno dei nostri ultimi obiettivi, la finale di coppa Italia. In cuor mio, da tifoso nerazzurro, vedendo i ragazzi giocare come sanno, ho acquisito delle certezze che vanno al di là della semplice fede calcistica, non dobbiamo scendere in campo molli, bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo bianconero, questa è una finale e noi la vogliamo vincere: forza ragazzi siamo con voi, dateci questa soddisfazione! ..Amala!!!!
Dopo il vittorioso derby e il conseguente passaggio alle semi-finali di coppa Italia che ha scaturito un clamore mediatico assurdo per la querelle verbale, con insulti reciproci e pesanti, tra due personcine che non si lasciano passare la mosca al naso, siamo costretti a non pensarci e voltando pagina, ci rituffiamo nel campionato. Un’ultima analisi di quanto avvenuto nella stracittadina va fatto, secondo il mio modesto parere l’Inter ha vinto una gara con grande merito anche perché si trovava sotto di una rete in maniera del tutto ingiusta visto le occasioni create, e se poi lo spocchioso Ibra ancora una volta, con il suo comportamento, si è dimostrato più un danno che un vantaggio per la sua squadra, non ci resta che prenderne menzione e affermare: chi è causa del suo male pianga sé stesso, ritorni in terra nel ruolo che più gli compete. Dopo questa dovuta precisazione, partiamo con il racconto di questo sabato di fine gennaio che sancisce l’inizio del girone di ritorno. Era d’obbligo rispondere alle vittorie ottenute da Milan e Juve nel pomeriggio, facendo sfoggio di una ritrovata vigoria per far meglio comprendere il ruolo che vogliamo esercitare anche in quest’ultimo stralcio di campionato. Al nostro cospetto si presenta la matricola Benevento, una squadra pimpante e ben allenata da Pippo Inzaghi, ma ieri sera non ha fatto la partita che sperava, credeva di potersela giocare contro i nostri ragazzi affamati oltremodo e pronti ad incamerare i tre punti in palio. La gara è stata preparata con cura, certo ci sono stati dei fisiologici cambi, complice anche la vicina gara, della prima semi-finale di coppa Italia con i torinesi. Ben sei cambi previsti dal tecnico per far rifiatare i titolarissimi, ma devo altresì sottolineare che chi è sceso in campo non ha per nulla sfigurato, anzi. Innanzitutto la gara nel suo puro svolgimento, per la semplicità di manovra, per le numerose occasioni create, alla fine è sembrata come un vero e proprio allenamento, si sono visti schemi e dialoghi davvero interessanti tra chi è sceso in campo. Tutto semplice, si parte con un’autorete e poi nella ripresa si è dilagato, certo complice è stata la leggera retroguardia sannita, ma alla fine sugli scudi un Lautaro che speriamo si sia sbloccato e quel Lukaku che ancora una volta si è dimostrato letale se gli si lascia spazio. Stando così il lettore potrebbe credere che tutto sia stato estremamente facile, in alcune fasi della gara lo è stato, ma di certo il Benevento non è stato remissivo tutt’altro, ha cercato di ripartire in contropiede, ma ha dovuto scontrarsi contro la retroguardia nerazzurra che ha ben contenuto, sul nascere, le loro presunte trame offensive, tant’è che il nostro Samir non ha dovuto compiere alcuna parata degna di nota, risultante alla fine spettatore non pagante della gara. L’occhio ovviamente è caduto sulla prestazione, in particolare, di due nostri giocatori. Nella fattispecie mi fa piacere sottolineare l’attaccamento alla maglia di un Andrea Ranocchia che quando viene chiamato in causa si fa trovare sempre pronto, e anche ieri lo è stato. Gli si può imputare un contatto veniale che avrebbe potuto causare un rigore, fortunatamente il Var ha dimostrato che l’intervento sul giocatore campano è avvenuto inizialmente fuori area, per il resto è stato attento e in questo momento può essere utile a far tirare il fiato agli altri compagni di reparto. Lo stesso Var che non ha definito che ci poteva essere un rigore per noi più solare, di fatti il contatto su Lautaro, direttamente sulla sua caviglia, è avvenuto sulla riga che stante al regolamento del gioco del calcio fa parte dell’area di rigore, e se sancisci un calcio di punizione diretto è palese che conseguentemente è rigore tutta la vita. Ma questa disamina la lasciamo ai detrattori dei nostri colori che hanno asserito di un’Inter aiutata, se questi sono gli aiuti noi ne facciamo volentieri a meno. Invece quello che mi ha fatto enormemente piacere l’aver visto finalmente giocare a calcio come sa ad Eriksen. S’era intravisto qualcosa nel finale della gara di coppa, principalmente nella bellissima punizione eseguita magistralmente chi ha dato il pass per le semi-finali. Ma ieri sera ha fatto sfoggio di un calcio pulito, lucido senza fronzoli e ampiamente propositivo con tocchi di prima per i compagni e con lanci precisi e ben calibrati, insomma con quelle qualità nelle giocate che si aspettavano da lui e che ha fatto vedere, e io dico: meglio tardi che mai! Sono contento perché l’Eriksen visto sinora era figlio di quello ammirato in Inghilterra, se poi questo figliol prodigo si sacrifica alla causa, può davvero essere utile sino alla fine. Confidiamo in lui per dare una risposta chiara, cercando di far rifiatare quel Marcelo Brozovic sempre impegnato sinora a cui fa difetto tal volta la lucidità e l’intestardirsi nel portare palla, nel ruolo chiave dinanzi alla difesa, il playmaker arretrato capace di far partire l’azione farcita di imprevedibilità, ma sicuramente efficace. Ora testa alla gara di martedì, partire con il piede giusto già da martedì da un significato importante, certo non sarà della gara né Lukaku e tanto meno Hakimi, dovremo fare di necessità virtù, ma visti i ragazzi lottare in queste ultime gare ci sono degli ottimi presupposti per far bene. Domani inizierà un mese di febbraio che sarà determinante per vedere di che pasta siamo fatti, di fatti abbiamo le due semi-finali della coppa nazionale, ma ci sono anche altre gare nel mezzo a Firenze, quindi in casa con la Lazio che ultimamente sta facendo bene, e poi nuovamente la madre di tutte le gare, quel derby che il Milan non vede l’ora di sovvertire a proprio piacimento, ma sarò ripetitivo l’Inter vista ultimamente mi dà garanzie, sono queste le gare giuste che possono incrementare la propria autostima, noi ci crediamo: forza ragazzi!!! …Amala!!!!
L’ultima gara del girone d’andata, di questo anomalo campionato, ha delineato in buona sostanza qual è stato l’andamento della nostra squadra in questa prima parte del torneo, costernata di tanti alti e bassi che non hanno mai di fatto mostrato realmente la forza del nostro team. Ieri pomeriggio allo stadio Friuli di Udine s’è vista una squadra in campo che non era per nulla figlia di quella ammirata contro l’undici torinese, la settimana precedente, pareva come una macchina inceppata, come si dice in gergo ingolfata! Contro le zebrette che fanno del loro gioco di rimessa l’arma principale, ci hanno attanagliato con una ragnatela inesorabile nella loro metà campo, oltrepassandola in modo sporadico tant’è che Handanovic non ha compiuto un solo intervento degno di nota. Però è anche vero che la coesione dell’undici di Gotti, era concentrato sul risultato che volevano, a denti stretti, portare a casa e quando si notava che qualche filamento della tela tessuta, scricchiolava ecco che ci pensava il loro portiere con interventi prodigiosi. Davvero bravo il ragazzotto argentino, quel Juan Musso, nel mirino della dirigenza nerazzurra, degno erede del nostro Samir. Anche ieri nel corso dei novanta minuti di occasioni ne abbiamo create diverse e se non siamo riusciti a fare goal, dobbiamo fare il mea culpa a noi stessi se siamo andati vicinissimi a quello che c’eravamo prefissati: cioè la vittoria. Sono queste le gare che ti danno consapevolezza della propria forza e che possono consegnare al campionato un bel segnale d’autorità, invece abbiamo ancora una volta toppato un match point per raggiungere quella vetta, quel vertice che ci sta sfuggendo da tanto, da troppo tempo. Sinceramente credevo che quell’atto di forza compiuto contro i campioni d’Italia, surclassandoli nel gioco e nelle occasioni da rete che avrebbero potuti umiliarli, ci avrebbe dato la spinta necessaria per affrontare le successive partite con un passo diverso, invece purtroppo ciò non è avvenuto. Siamo qui a commentare un risultato avaro nei nostri confronti, si è notata una mancanza di brillantezza, che appare evidente quando si raggiunge un traguardo ambito, la madre di tutte le gare, che può svuotarti di quelle forze necessarie per dare il giusto segnale al campionato. Come al solito è tutta una questione di centimetri, se le tante occasioni sono state fallite per un’imprecisione figlie di una foga di risultato da raggiungere ad ogni costo, ma è alquanto difficile quando il reparto avanzato, come ieri pomeriggio, non all’altezza di altre occasioni. La tanto acclamata “LuLa” era rimasta a Milano, non è scesa in campo anche perché il loro lavoro è rimasto inespresso, senza sbocchi, ma un appannamento ci può stare, per carità, ma non sempre si può vincere quando non fanno goal gli attaccanti, preposti a quel compito, se non supportati dal resto della squadra. Ora è tempo di fare un primo bilancio del campionato. Viriamo il giro di boa con 41 punti, ben cinque in meno dell’anno precedente ma sempre consolidando il secondo posto in graduatoria. Lo score vede la nostra squadra conquistare ben 12 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte, mentre lo scorso anno abbiamo ottenuto ben 14 vittorie, 4 pareggi e 1 sconfitta. Le classifiche a confronto denotano un’evidente perdita di forza della nostra squadra, anche perché lo scorso anno abbiamo subito solo 16 reti contro le 23 di quest’anno e anche vero che per quelli che sono i goal realizzati bisogna segnalare un più cinque. Questi sono dati per gli amanti delle statistiche, ma quello che al momento interessa, a noi tifosi e amanti di questi colori, e fare tesoro di queste gare per non incorrere in errori di valutazione a prescindere, la vittoria va conquistata sul campo, lottando su ogni pallone, correndo con azioni di prima e sovrapposizioni, cercando di essere meno prevedibili, non certo come ieri pomeriggio. Ci viene posta l’occasione giusta per tornare ad essere vincenti, martedì ci sono i quarti di coppa Italia, in gara secca, contro i cugini. Una partita dal significato davvero alto, non tanto per la competizione, ma per l’autostima che ne può derivare, anche perché loro ieri pomeriggio hanno subito una secca lezione dall’Atalanta capace di annientarli, a San Siro, sia nel gioco che nel risultato. Impariamo da queste gare, non bisogna lasciare spazio ai rossoneri, questa di martedì è come una finale per il bene dei nostri colori, bisogna lasciare sul prato ogni stilla di sudore e lottare sino a che la vittoria non ci arrida. Noi ci crediamo, ma prima di tutti dovete crederci voi. Forza ragazzi!!! … Amala!!!!